Adelmidrol migliora l’esito delle ferite
Compaiono nella sezione “Veterinary Wounds” di giugno 2008 i risultati della ricerca congiunta del Dipartimento di Patologia Animale dell’Università di Pisa e del prestigioso gruppo di David Lloyd del Royal Veterinary College di Londra. Lo scopo di queste ricerche? Analizzare gli effetti dell’aliamide ad applicazione topica adelmidrol, contenuta in Repy® gel (https://www.innovet.it/prodotti/dermatologia/repy-gel/), sulla morfometria e densitometria dei mastociti presenti in un modello di “ferita aperta”, provocata sperimentalmente con un punch da biopsia su 10 cani Beagle, e lasciata cicatrizzare per seconda intenzione. Per questo, metà delle ferite sono state trattate con il gel contenente adelmidrol e paragonate, ai vari tempi previsti dallo studio, con l’altra metà delle ferite non trattate. Ebbene, tra controlli e trattati non si sono osservate conte mastocitarie significativamente differenti. Al contrario, l’analisi densitometrica ha rivelato un chiaro aumento del contenuto granulare dei mastociti presenti sia nel derma laterale che nel tessuto di granulazione delle ferite trattate, rispetto a quelle di controllo. Il risultato è davvero importante e dimostra per la prima volta come l’aliamide adelmidrol sia effettivamente in grado di down-modulare la degranulazione dei mastociti cutanei di cane, in corso di cicatrizzazione per seconda intenzione. Si tratta, in altre parole, della piena dimostrazione di quel meccanismo ALIA (“autacoid local injury antagonism”), già accertato per la palmitoiletanolamide (PEA), molecola capostipite delle aliamidi; e rivelatosi particolarmente importante in tutti quei processi patologici – riparazione compresa – in cui la degranulazione dei mastociti presenti gioca un ruolo chiave. È assai probabile, sottolineano gli autori nelle conclusioni, che gli effetti positivi esercitati dalle aliamidi, adelmidrol compreso, in tutte queste situazioni dipendano dal fatto che, in seguito alla loro somministrazione esogena, l’organismo viene rifornito del corredo necessario di regolatori endogeni, in quantità adeguate a contrastare uno stato patologico in atto e, dunque, a recuperare la propria omeostasi. Leggi l’articolo su http://www.woundsresearch.com/article/8879