Aliamidi su Experimental Dermatology
Gli Autori della review sono dermatologi tedeschi, assai noti nello studio di quello che loro stessi definiscono “ la fastidiosa sensazione che induce il desiderio di grattarsi”: il prurito.
Sonja Stander e Coll. dell’Università di Muenster partono, nel loro articolo, dalla classificazione clinica di questo sintomo, suddividendolo in prurito correlato ai disordini della cute (es. dermatite atopica), secondario a cause sistemiche (es. malattie renali), psicogeno ed, infine, neuropatico, quest’ultimo legato ad una sofferenza primaria delle fibre nervose.
Segue l’enunciazione dei principi generali di trattamento: a partire dall’identificazione della causa pruritogena sottostante; alla successiva attuazione di terapie “personalizzate”, adattate all’eziologia del prurito ed alle sue caratteristiche cliniche (localizzazione, estensione, complicanze).
Si passa poi alla spiegazione dei meccanismi più importanti chiamati in causa nel prurito e nella sua cronicizzazione: l’attivazione dei recettori presenti sulle fibre nervose sensoriali; l’infiammazione neurogenica; e, soprattutto, la degranulazione dei mastociti, con il rilascio di un ampio ventaglio di mediatori (es. bradichinina, serotonina, prostaglandine, NGF) che non solo attivano le fibre del prurito (i cosiddetti “pruritocettori”), ma anche sensitizzano i nocicettori, vale a dire le fibre espressamente deputate alla trasmissione dolorifica.
E i trattamenti anti-pruritogeni? Gli Autori parlano espressamente di Palmitoiletanolamide (PEA), anche nota con la denominazione internazionale di Palmidrol, e la identificano come il composto ad attività cannabimimetica che viene endogenamente prodotto in maggiori quantità, con il fine di esercitare importanti attività anti-infiammatorie, analgesiche ed antipruritogene.
Non solo, ma Stander & C. citano anche i risultati clinici ottenuti con il capostipite delle aliamidi in dermatologia: dall’efficacia nel controllare diverse situazioni a sintomatologia pruritogena, come la dermatite atopica, il lichen simplex ed il prurigo nodularis; alla riduzione di questo fastidioso sintomo nei casi di prurito cronico refrattario, tipico degli emodializzati.
La PEA viene, pertanto, inclusa nelle “moderne terapie” anti-prurito, vista la sua efficacia nel down-modulare, prevalentemente per via recettoriale, il rilascio di quei mediatori direttamente implicati nella genesi di questa fastidiosa sensazione, comune a molte malattie di pertinenza della dermatologia sia umana che veterinaria.