Alitosi al congresso europeo di dentistica veterinaria
Il cattivo odore che emana dalla bocca dei cani e dei gatti è un fastidio per i proprietari, tanto da rappresentare una delle ragioni che può compromettere una convivenza serena e tranquilla. Ma c’è di più: l’alito cattivo (alitosi) rappresenta un vero e proprio problema sanitario, nonché chiaro sintomo di una cattiva salute del cavo orale e primo segno clinico di malattia parodontale (gengivite, parodontite).
A dare risalto al profilo clinico dell’alitosi del cane e del gatto interviene ora la società europea di dentistica veterinaria (European Veterinary Dental Society, EVDS) che, in occasione dell’annuale congresso svoltosi nella penisola Calcidica (Grecia), dedica un’intera sessione all’alitosi, al suo nesso causale con la malattia parodontale e alle più attuali prospettive terapeutiche.
A parlare di alitosi all’ECVD 2011 sono due dei più noti esponenti dell’odontoiatria veterinaria internazionale: Cecilia Gorrel e Peter Emily. Alla studiosa svedese il compito di inquadrare la clinica dell’alitosi. A partire dall’identificazione delle cause, prevalentemente orali, che la provocano. Per arrivare ai meccanismi che scatenano l’alito cattivo: la produzione, cioè, di quei composti volatili solforati (Volatile Sulfur Compounds, VSC) che, oltre ad essere implicati nella genesi del cattivo odore, esercitano un’azione dannosa diretta sui tessuti gengivali e, in generale, sulla mucosa orale.
All’americano Peter Emily il compito di inquadrare i capisaldi della prevenzione e del trattamento dell’alitosi che, nella massima parte dei casi, si identificano con quelli dedicati alla causa scatenante “numero uno”: la malattia parodontale. Emily fornisce ai presenti un “take home message” molto chiaro: l’alitosi è un segno da controllare per tempo, non solo per ragioni meramente estetiche o di buona convivenza tra pet e proprietario, quanto piuttosto perché essa stessa è una delle cause da cui prende avvio una malattia, come quella parodontale, che, oltre alla perdita dei denti, può generare gravi ripercussioni sistemiche ad organi vitali, come cuore, reni, polmoni e fegato.