Artrosi: a vincere è la combinazione
Pare proprio che uno dei principi metodologici fondamentali del pensiero scientifico moderno conosciuto come “rasoio di Occam”, e basato sull’assunto che, a parità di fattori, è la spiegazione più semplice ad essere quella più esatta, non sia proprio applicabile all’artrosi. Una malattia che, oltre ad essere scatenata da una notevole complessità di meccanismi patogenetici, deve essere affrontata con una combinazione davvero articolata di interventi, mirati a controllarne simultaneamente cause, meccanismi e sintomi.
È quanto spiegano 3 noti ortopedici americani nel volume monotematico di “Veterinary Clinics of North America” dedicato al management del dolore, ivi compreso quello di natura artrosica.
Basandosi su dati rigorosamente targati EBM (Evidence-Based Medicine), Spencer Johnston, Ronald McLaughlin e Steven Budsberg elencano i principali sintomatici per l’artrosi (FANS, analgesici). Passano poi a trattare sinteticamente gli altri agenti terapeutici usati nell’approccio medico multimodale all’artrosi. Primi tra tutti, i condroprotettori condroitin solfato e glucosamina, per i quali studi clinici EBM hanno decretato un “moderate level of comfort”, indicativo di una consistente, ancorchè in fase di accertamento, efficacia anti-artrosica.
A seguire, le altre misure mediche per il controllo dell’artrosi: dal controllo del peso, alle diverse tecniche di riabilitazione fisioterapica, come la crioterapia, gli esercizi di mobilizzazione attiva e passiva, la termoterapia, i massaggi, gli ultrasuoni, l’elettrostimolazione e le applicazioni laser.