Artrosi del gatto a Parma
È a David Bennett che si devono gli studi più importanti in tema di artrosi del gatto: da quelli strettamente epidemiologici, radiografici o, più specificatamente, incentrati sulla caratterizzazione clinica di questa insidiosa ed ancora poco conosciuta artropatia della specie felina.
A Parma, Bennett ha iniziato parlando di prevalenza radiografica dell’artrosi del gatto, definita dallo stesso ortopedico come “una malattia specificatamente a carico delle diartrosi e caratterizzata da perdita della cartilagine articolare, formazione di osteofiti, rimodellamento dell’osso ed infiammazione di lieve entità.” I tipici segni radiografici di artrosi – sclerosi subcondrale, osteofitosi e mineralizzazione dei tessuti molli – si riscontrano prevalentemente a carico del gomito, mentre l’anca è la seconda articolazione coinvolta nel processo artrosico.
Circa l’eziologia, gli studi effettuati non lasciano dubbi: a parte una percentuale esigua di artrite post-traumatica o secondaria a malattie ortopediche primarie – displasia dell’anca, in primis – nel gatto l’artrosi è fondamentalmente primaria o idiopatica. Non esiste cioè un nesso causale con fattori ben precisi, se non quello legato all’invecchiamento dell’animale. Bennett ha, infatti, più volte ribadito che è il gatto anziano il soggetto preferenzialmente colpito da artrosi: un potenziale paziente peraltro molto diffuso, visto che oggi in Europa si contano 20 milioni di gatti “senior”, pari al 30% di tutta la popolazione felina europea.
Ma il gatto come manifesta il dolore da artrosi? È intorno a questa domanda che Bennett ha incentrato la seconda parte della sua relazione. È raro che il gatto artrosico presenti zoppia. È invece assai più probabile che vada incontro ad una serie di alterazioni comportamentali cui è il proprietario a dover per primo porre attenzione: dalla riduzione del livello di attività generale, alla diminuita attitudine al salto, alle vocalizzazioni, alla tendenza ad isolarsi, alle modifiche alimentari ed eliminatorie.
Per Bennett le alterazioni del comportamento o dello stile di vita fanno parte di quel “triangolo della certezza” che, unitamente ai segni radiografici e più tipicamente clinici, permette di fare diagnosi di artrosi nel gatto.
Ed altrettanto multimodale è la terapia descritta dall’ortopedico. Interventi dietetici e di arricchimento ambientale possono, infatti, combinarsi con misure fisioterapiche, nutraceutiche ed antiossidanti. Il tutto, tenendo ovviamente conto anche della necessità di controllare il dolore, specie se cronico: utilizzando antinfiammatori/analgesici sicuri per il gatto, specie se anziano, e comunque per il tempo strettamente necessario ad ottenerne la scomparsa o la riduzione di gravità.