Atopia e alterazioni di barriera
Il modello di dermatite atopica usato in questo studio pilota, pubblicato nel fascicolo di aprile 2008 di “Veterinary Dermatology”, è quello già da tempo messo a punto dal Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie dell’Università della Florida: cani ipersensibilizzati per via epicutanea all’acaro della polvere, e capaci di sviluppare lesioni dermatologiche perfettamente sovrapponibili a quelle che contraddistinguono la dermatite atopica spontanea.
Il gruppo di Rosanna Marsella ha messo a confronto 24 Beagle ipersensibilizzati con 12 cani di controllo, misurandone, prima e dopo stimolazione allergenica, la TEWL (trans-epidermal water loss), vale a dire la perdita idrica che avviene tra i vari strati dell’epidermide.
Ebbene, nei cani ipersensibilizzati è stato rilevato un significato aumento della TEWL rispetto agli animali di controllo: aumento aggravato dall’esposizione antigenica, particolarmente evidente nei soggetti giovani, e localizzato in siti atopici ben definiti come le zone ascellari ed inguinali, il torace, il gomito ed il padiglione auricolare.
Lo studio è, dunque, una conferma che dermatite atopica ed alterazioni della barriera cutanea sono nel cane intimamente legate tra loro. Ed è anche un’ulteriore indicazione a favore dei benefici derivanti dall’utilizzo di topici contenenti sostanze (es. fitosfingosina) adatte a ripristinare la funzionalità della barriera epidermica compromessa in corso di dermatopatia allergica.