Come trattare un paziente dermatologico fragile
L’allergia felina rappresenta oggi una delle sfide ancora aperte della dermatologia veterinaria, sia in quanto a diagnosi, sia per quanto attiene la gestione terapeutica. E lo è ancora di più quando a dover essere trattati sono i soggetti definiti “fragili”, per età o per malattia coesistente, come ad esempio l’immunodepressione tipica dei gatti FIV positivi.
Sono queste le premesse da cui parte Chiara Noli, nota specialista in Dermatologia veterinaria, per descrivere, attraverso le pagine di InnVetMed, l’iter clinico-terapeutico di Tommy, gatto comune europeo di 4 anni, FIV positivo e afflitto da un persistente leccamento addominale.
Utilizzando la formula del “quiz a scelta multipla”, Noli prende per mano il lettore, conducendolo alla diagnosi corretta (placca eosinofilica, tipica manifestazione cutanea di allergia felina) e alla scelta del trattamento anti-allergico più idoneo al paziente da trattare.
Nel caso di Tommy, oltre alla profilassi antiparassitaria e alla shampooterapia a scopo antisettico, sono da evitare i farmaci ad effetto immunosoppressore (cortisonici, ciclosporina, oclacitinib).
Si opta pertanto per “la somministrazione di un alimento dietetico con indicazioni dermatologiche a base di PEA-um (palmitoiletanolamide ultramicronizzata), dimostratasi attiva nel ridurre prurito e lesioni sia nel cane che nel gatto”.
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Noli C. Tommy: un paziente dermatologico da trattare con i guanti. Trattamento del prurito e delle lesioni cutanee di un gatto FIV positivo. Innovation in Veterinary Medicine. Marzo 2018; 37: 1-8