Cute e stress uniti dal mastocita
“Skin brain”, ovverossia “cervello cutaneo” è la spiritosa locuzione coniata dal farmacologo Theoharis Theoharides, ad indicare le profonde diramazioni di origine nervosa che arrivano fino alla cute. E a fare da collettore di queste estreme propaggini neuronali è proprio il mastocita: “cellula – scrive Theoharides nel numero di novembre 2004 di TIPS – che non solo è anatomicamente contigua al groviglio di fibre sensoriali cutanee, ma ne è anche direttamente attivata, grazie alla quantità di neuropeptidi (es. sostanza P, NGF) che da queste si liberano e che su di essa convergono…”.
Ma c’è di più. “La cute – continua Theoharides – può considerarsi una componente primaria di quell’asse ipotalamo-ipofisario che regola le risposte neuro-endocrine dell’organismo. E questo, ancora una volta grazie al mastocita, capace di essere direttamente attivato da un fattore – il corticotropin-releasing factor (CRF) – rilasciato, oltre che a livello ipofisario, anche dalle terminazioni nervose sensoriali.”
In pratica, il meccanismo descritto dal gruppo di Theoharides segue questo schematismo: evento stressogeno – liberazione di CRF- attivazione dei mastociti – iperdegranulazione – esacerbazione infiammazione cutanea. E i cheratinociti? Theoharides li affianca ai mastociti nel ruolo di esasperazione dello stress a livello cutaneo. “I cheratinociti – spiega – sono le prime cellule ad essere esposte ad insulti di vario genere…Lo stesso CRF è in grado di attivare i cheratinociti che, a loro volta, attraverso specifiche citochine, influenzano i vicini mastociti, ne avviano la degranulazione e, per giunta, ne potenziano la reattività a stimoli squisitamente nervosi, CRF in primis.”
Un ruolo, dunque, di veri e propri “sensori dello stress” per i mastociti cutanei, nei confronti dei quali pare sempre più carica di potenzialità positive l’adozione di misure atte a calibrarne la delicata funzionalità.
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