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Diagnosi di artrosi da ED

La valutazione radiografica della sclerosi ossea subtrocleare dell’una è un metodo valido e semplice per la diagnosi di artrosi secondaria a displasia del gomito (Elbow Dysplasia, ED).
Diagnosi di artrosi da ED

È “Veterinary and Comparative Orthopaedics and Traumatology” a pubblicare uno studio clinico retrospettivo dell’Università di Glasgow su cani sottoposti ad indagine tomografica e radiografica per frammentazione del processo coronoideo mediale dell’ulna (FCP). Obiettivo: valutare l’attendibilità del parametro radiografico della sclerosi ossea subtrocleare dell’ulna, in modo tale da utilizzarlo nella pratica clinica corrente per la diagnosi di artrosi secondaria alle alterazioni a carico del processo coronoideo mediale, ivi compresa la FCP.
Il database di partenza era costituito dai 121 gomiti di 61 pazienti, per la maggior parte appartenenti alla razza Labrador Retriever, con età media di 1 anno, ed una durata media della zoppia pari a 2 mesi. L’indagine radiografica prendeva in considerazione i parametri sanciti dall’”International Elbow Working Group”: grado degli osteofiti; alterazioni a carico del processo coronoideo mediale; sclerosi ossea subtrocleare dell’ulna, considerata in termini sia descrittivi che di proporzione, quest’ultima calcolata in base alla profondità della sclerosi ulnare a livello del margine cranio-distale dei condili omerali, divisa per quella cranio-caudale dell’ulna stessa.
Complessivamente, la valutazione descrittiva della sclerosi subtrocleare ed il calcolo della sua gravità consentivano di aumentare la sensibilità dell’indagine radiografica nella diagnosi di artrosi secondaria a displasia del gomito. Infatti, la sclerosi subtrocleare così analizzata aumentava significativamente in maniera proporzionale alla gravità della malattia coronoidea. E l’analisi tomografica confermava il riscontro radiografico.
Molto importanti le implicazioni pratiche. Un metodo di diagnosi strumentale alla portata di tutti i veterinari di base, com’è appunto quello radiografico, ha una sensibilità diagnostica altrettanto elevata di tecnologie diagnostiche assai più sofisticate e dispendiose. Il segreto è saperlo utilizzare al meglio.