FANS “Coxib”: una classe a rischio?
Tra maggio e dicembre 2000, sono stati arruolati ben 17.458 pazienti, che assumevano abitualmente celecoxib – noto antinfiammatorio/analgesico appartenente alla classe dei “coxib”, ovverossia degli inibitori selettivi della COX-2 (isoforma 2 della ciclo-ossigenasi) – in prevalenza per il controllo del dolore da artrosi. Lo scopo di tale indagine? Rilevare il profilo di sicurezza anche di questo “coxib”.
“Le ragioni per cui i pazienti hanno interrotto l’assunzione di celecoxib – si legge nell’articolo – erano prevalentemente legate agli effetti avversi a carico del tratto gastro-intestinale, dal momento che è stata rilevata la comparsa di una vera e propria costellazione di disturbi: dalle forme dispeptiche e di dolore addominale diffuso, fino alle ulcere emorragiche vere e proprie… In percentuale minore, si sono verificate anche allergie, reazioni anafilattiche, edema angioneurotico, broncospasmo ed episodi di tromboembolia.”
Ma la lista di effetti indesiderati, più o meno frequenti, citata nell’articolo è davvero lunga ed estremamente varia, tant’è che gli Autori dell’indagine arrivano alle seguenti conclusioni: “Anche l’uso del celecoxib si accompagna a fastidiosi e, a volte, gravi, effetti avversi di tipo gastro-intestinale, con una frequenza che, addirittura, si è rivelata maggiore rispetto a quella riscontrata con l’assunzione di aspirina – un FANS non selettivo – a basso dosaggio…In attesa dei risultati sulla sicurezza dei “coxib” che l’EMEA – l’Agenzia Europea del Farmaco – dovrebbe fornire entro il 2004, il nostro consiglio è di usare massima cautela nella prescrizione di questi prodotti, evitandone, ad esempio, la somministrazione in quei pazienti che, pur artrosici, hanno alta probabilità di complicanze gastro-intestinali.”
A questo punto sorge spontanea una domanda: che volga ormai al tramonto l’era dei “coxib”, quegli antinfiammatori nati apposta per risolvere il problema “dolore”, senza trascinarsi appresso fastidiosi effetti collaterali, in particolar modo di tipo gastrolesivo?
Articolo disponibile su richiesta a cedis@innovet.it