FANS: la prima condanna
Una vera e propria “Caporetto” per uno dei colossi mondiali dell’industria farmaceutica, iniziata venerdì 19 agosto 2005. Data in cui il tribunale americano ha condannato la Merck & Co a pagare 253 milioni di dollari di risarcimento alla vedova di Robert Evans: manager ed atleta cinquantanovenne, morto nel 2001 a causa di un ictus provocato – ha ritenuto la corte – dall’assunzione di Vioxx, quel FANS di ultima generazione, ritirato dalla commercializzazione ancora lo scorso settembre, proprio per la sua tossicità cardiovascolare.
Sentenza pesante, dunque; e non solo economicamente. Questo verdetto, il primo su un totale di 4200 cause attualmente in corso contro la Merck, acquisisce, infatti, significato di “precedente”. D’ora in poi (come già accaduto con il tabacco), ogni paziente cui verrà somministrato un farmaco che gli causerà effetti collaterali non dichiarati potrà fare causa all’azienda e pretendere un congruo risarcimento.
Anche l’Italia ha il suo ricorso in atto. A farlo è Carla Rocchi, che ha annunciato la citazione in giudizio contro la società farmaceutica, a causa dei gravissimi disturbi cardiaci legati, a suo dire, all’assunzione prolungata di Vioxx per combattere i dolori da artrosi d’anca. “Sono gli stessi sanitari – ha affermato la Rocchi – ad avere fondati motivi per ritenere che le cardiopatie di cui ho sofferto siano direttamente da ricollegarsi all’uso di questo analgesico.”
Come orientarsi, dunque, da un punto di vista pratico in questo caos sanitario e legislativo? A fare da paletti di riferimento rimangono, in ogni caso, le chiare indicazioni di EMEA (l’Agenzia Europea del farmaco) ed AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco): “Tutti i pazienti – si è letto più volte nei loro comunicati – devono assumere la più bassa dose efficace di FANS e per il tempo più breve necessario a controllare la sintomatologia.”
http://www.emea.eu.int/pdfs/human/press/pr/6275705en.pdf
http://www.agenziafarmaco.it/comunicati/com5_17022005.pdf