FLUTD e disturbi comportamentali
Le FLUTD rappresentano, per la frequenza con cui si manifestano nella pratica clinica e per le difficoltà diagnostiche e terapeutiche, una delle principali sfide della medicina felina.
Per fare chiarezza su un argomento così controverso, la SIMEF ha chiamato noti esperti dell’argomento, come il Direttore della clinica felina di Edinburgo Danielle Gunn-Moore e la comportamentalista Clara Palestrini. Ne è nata un’intera giornata dedicata alla cistite del gatto: a partire dall’inquadramento clinico per arrivare a discutere della profonda interazione che in questa malattia esiste tra fattori stressanti, sistema neuro-immuno-endocrino e risposta locale della mucosa vescicale.
Gunn-Moore si è in particolare concentrata sulla cistite idiopatica felina (FIC), inquadrando i tipici danni all’epitelio vescicale come il risultato finale di un’alterata risposta neuro-endocrina allo stress. Una risposta che varia a seconda del tipo e dell’intensità dell’evento stressogeno, e che è influenzata da molteplici variabili: genetiche, di sviluppo, ambientali ed esperienziali. I gatti suscettibili alla FIC hanno infatti un profilo di risposta cronica allo stress, simile cioè a quello di soggetti esposti a situazioni avverse prolungate, inaspettate ed incontrollate. I conseguenti squilibri al sistema dell’asse ipotalamo-ipofisario si ripercuotono, poi, a livello periferico, con aumento delle fibre nervose e dei recettori per il dolore, rilascio di neuromediatori (sostanza P, NGF) ad attività pro-infiammatoria ed algogena, iper-degranulazione dei mastociti vescicali, alterazione dello strato di GAG (glicosaminoglicani) che riveste l’urotelio.
Dal canto suo, Palestrini si è concentrata sui disturbi eliminatori del gatto: da approcciare con un preciso piano diagnostico, condotto tramite un attento esame fisico ed idonee analisi di laboratorio, ma accoppiato ad un’altrettanto scrupolosa analisi comportamentale. L’eliminazione inappropriata, ha precisato, appartiene anche ad altre anomalie mediche oltre le FLUTD, come l’ipertiroidismo, il diabete mellito, le allergie alimentari, l’infiammazione intestinale. A volte, poi, la causa di un disturbo eliminatorio è una FIC, ma, nel tempo, all’infiammazione della mucosa vescicale può subentrare un problema comportamentale, che affonda le radici nell’ambiente di vita del gatto piuttosto che nella sua stessa reattività comportamentale.
Gunn-Moore e Palestrini si sono infine concentrate sui protocolli di terapia combinata per la FIC. Ridurre lo stress, innanzitutto, con opportuni accorgimenti ambientali; ma anche indurre la formazione di un’urina diluita, stimolando il gatto ad assumere più liquidi; trattare lo spasmo uretrale per controllare il rischio di ostruzione; somministrare analgesici ed antinfiammatori; ripristinare il difettoso strato uroteliale dei GAG con sostanze (glucosamina) verso cui il gatto si dimostra particolarmente responsivo. E, ci permettiamo di aggiungere un “fuori onda”, controllare la funzionalità di una cellula vescicale, il mastocita, riconosciuta al centro di quell’asse neuro-immuno-endocrino che fa della FIC “ un’anomala risposta della mucosa vescicale allo stress”.