Gestire le ferite
La review è firmata da due chirurghi della “Western University of Health Sciences” di Pomona (California), e riporta i risultati di una ricerca bibliografica effettuata, nell’aprile 2006, sulle banche dati PubMed della NLM (National Library of Medicine) e VIN (Veterinary Information Network).
“Il management delle ferite aperte – si legge in principio di articolo – passa innanzitutto per la conoscenza approfondita della fisiopatologia della cicatrizzazione…Un raffinato processo le cui fasi di infiammazione, proliferazione e maturazione sono coordinate da specifici elementi cellulari (i mastociti, ad esempio) e possono essere ottimizzate da agenti capaci di facilitare la formazione del tessuto di granulazione e la successiva riepitelizzazione.”
Lunga la lista di agenti topici citati dagli Autori della review: dalle soluzioni antimicrobiche e disinfettanti, ai “dressing” di varia natura, occlusivi, semiocclusivi, non aderenti, in forma di idrocolloide o di idrogel. Fino ad un altrettanto composito elenco di altre sostanze favorenti la cicatrizzazione – dal chitosano, al laser, ai fattori di crescita, all’aloe, all’allantoina, etc. – per i quali vengono citate le sporadiche esperienze cliniche finora pubblicate.
Specificatamente sui dressing, “i dati di EBM – si legge nella review – evidenziano che gli idrogel sono più efficaci degli idrocolloidi nell’aumentare la formazione del tessuto di granulazione ed accelerare la contrazione della ferita…Ciò è vitale nella guarigione per seconda intenzione, in cui la qualità, sia estetica che funzionale, della ferita dipende proprio dalla bontà della fase di contrazione.”