Ginkgo e memoria: nuove conferme
Pub-Med, il servizio di aggiornamento bibliografico della “National Library of Medicine”, la dice lunga sul Ginkgo. Infatti, sono ben 64 gli articoli pubblicati negli ultimi sei mesi su riviste referate che riportano evidenze, sia cliniche che sperimentali, della capacità di questa sostanza di migliorare le performance mnemoniche e cognitive. Insomma, per usare una terminologia tipicamente anglosassone, un vero e proprio “memory enhancer”, efficace, in particolar modo, nelle situazioni di neurodegenerazione, sia essa legata alla fisiologica senescenza cerebrale o, altresì, connessa al sopraggiungere di franche patologie, dalla malattia di Alzheimer alla demenza senile.
Tra gli articoli di PubMed figura anche questo interessante studio sperimentale che, come scrivono i ricercatori, “ è stato impostato per testare gli effetti del Ginkgo sulla memoria spaziale nel ratto e per capire l’influenza che su tali effetti può avere il contesto ambientale.”
I risultati. “I ratti supplementati giornalmente con 10 mg di Egb761 per os per un periodo di 28 giorni dimostrano evidenti miglioramenti non tanto nell’acquisizione iniziale delle informazioni “spaziali”, quanto piuttosto nella ritenzione mnemonica a breve termine di queste stesse informazioni…Non solo, ma l’effetto del Ginkgo è maggiore in quei ratti addestrati in un ambiente definito “povero”, tale, cioè, da riprodurre quelle condizioni avverse che simulano le situazioni di deficit cognitivo nell’uomo.”
Risultati, dunque, che vanno perfettamente ad allinearsi con quanto già pubblicato in letteratura e che, più di tanto, non stupiscono, alla luce delle molteplici attività neuroprotettive, oggi ascritte all’estratto di Ginkgo biloba: dall’efficacia antiossidante ed anti-apoptotica, all’aumento della plasticità ed eccitabilità neuronale, al riequilibrio delle vie neurotrasmettitoriali, all’azione diretta sulla vascolatura cerebrale.