I Nobel 2002 in Fisiologia e Medicina
Due inglesi ed un americano hanno meritato quest’anno il massimo riconoscimento scientifico per i loro studi sui complessi meccanismi di differenziazione e morte delle linee cellulari di un organismo. Porta, in particolare, il nome di Sidney Brenner, nato a Berkeley nel 1927, l’identificazione di un nematode multicellulare – il Caenorhabditis elegans – come modello sperimentale ideale per analizzare l’avvicendarsi dei cicli di divisione, differenziazione e morte cellulare a partire dall’uovo fecondato fino ad arrivare ad organismo adulto. Nel 1986, Brenner, coadiuvato da John Sulston dell’Università di Cambridge, era già arrivato a definire la mappa genetica completa del sistema nervoso di questo nematode trasparente, arrivando successivamente alla scoperta che determinate cellule andavano incontro a morte cellulare programmata (anche detta apoptosi), una volta giunte a specifici stadi di sviluppo. Sulla scia delle scoperte di Brenner e Sulston, Robert Horvitz del MIT (Massachusetts Institute of Technology) arrivò infine all’identificazione delle sequenze geniche chiave (i cosiddetti “geni della morte”) che controllavano il processo di morte cellulare programmata. Molteplici le ricadute in campo biomedico: dalla possibile identificazione dei geni che, anche nella specie umana, governano l’apoptosi cellulare, alla comprensione dei meccanismi di cui virus e batteri si servono per invadere il nostro organismo, alla genesi di quelle malattie come l’AIDS, le malattie neurodegenerative, autoimmuni o i tumori, alla base delle quali vi è un alterato equilibrio tra morte e sopravvivenza dei diversi stipiti cellulari.