Invecchiamento cerebrale: vince la combinazione
Sono numerosi gli studi che, nell’uomo, hanno dimostrato come l’attività, sia fisica che intellettuale, ed un elevato consumo di frutta e verdura rappresentino un buon deterrente per controllare il declino cognitivo che inevitabilmente accompagna l’avanzare dell’età, nonché per ridurre il rischio di demenza senile, legata ad un invecchiamento cerebrale patologico. Nel caso dell’uomo, le variabili insite in questi studi sono però troppe.
Per questo, il gruppo di Elizabeth Head (California) si concentra sul cane. Un “modello” particolarmente adatto a studiare i meccanismi dell’invecchiamento cerebrale e le sue più appropriate strategie di controllo: per la profonda similitudine che lega la neurodegenerazione dell’uomo a quella del suo amico a quattro zampe; e per la possibilità di controllare a lungo termine i benefici derivanti dalle strategie di intervento, utilizzate sia singolarmente che in combinazione.
Specificatamente in questo settore, Head e coll. hanno testato su 24 cani anziani (> 10 anni) gli effetti di un trattamento antiossidante, somministrato a lungo termine (due anni e mezzo) sia da solo che in combinazione a strategie di arricchimento ambientale, di tipo cognitivo (specifici test di apprendimento, utilizzo di giochi specifici), sociale (introduzione di nuovi soggetti in ambito familiare) e fisico (passeggiate giornaliere di 20 minuti).
Ebbene, la combinazione dei due interventi ha generato un rapido miglioramento nei cani trattati che, rispetto a quelli sottoposti al solo trattamento antiossidante, si dimostravano molto più attivi e pronti sul piano cognitivo.
L’analisi post-mortem dei cani trattati ha anche permesso di capire le ragioni di questa sinergia d’effetto. Infatti, se la supplementazione antiossidante è in grado di ridurre i depositi di proteina beta-amiloide, l’arricchimento ambientale agisce prevalentemente diminuendo la perdita neuronale. La conclusione è evidente: la combinazione dei due interventi ha maggiori effetti neuroprotettivi e, dunque, è destinata ad avere un peso maggiore, rispetto ai singoli approcci, nelle strategie di prevenzione dei disturbi cognitivi e comportamentali legati all’età.