Ippocampo a rischio nel cane anziano
Arrivano dal Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia della “Ludwig Maximilians University” di Monaco (Germania) le ultime evidenze in tema di neurodegenerazione senile del cane.
Il gruppo di Anton Pekcec pubblica, infatti, nel fascicolo di giugno 2008 di ”Aging Cell” i risultati di recenti ricerche, condotte post-mortem con specifiche tecniche di marcatura neuronale, sui cervelli di 37 cani di proprietà, vissuti in diverse condizioni ambientali.
Ebbene, negli strati ippocampali dei soggetti anziani (> 11 anni) si osserva la drastica riduzione della neurogenesi, rispetto a quella rilevata nei cani di giovane età.
Non solo. I farmacologi dimostrano anche la concomitante deposizione di proteina beta-amiloide. Ad indicare, in via ormai definitiva, che il cervello del cane anziano va incontro, anche in condizioni di vita normali, ad alterazioni neurodegenerative, in questo caso di natura strutturale, che possono sfociare in quei deficit comportamentali, mnemonici e cognitivi, tipici della demenza senile.
I dati pubblicati costituiscono anche un’ulteriore, ancorchè indiretta, riprova a suffragio dell’utilità di misure neuroprotettive: capaci, cioè, di prevenire e/o controllare quelle alterazioni – di natura strutturale, metabolica, trofica e neurotrasmettitoriale – che sono alla base degli invalidanti disordini comportamentali e cognitivi che possono colpire cani e gatti anziani.