La scienza non parla solo inglese
Il fascicolo di febbraio 2007 di “EMBO Reports” – rivista ufficiale dell’EMBO (European Molecular Biology Organization) – lascia spazio, nella sezione dedicata a “Scienza e Società”, ad un interessante quesito posto ai lettori da due ricercatori brasiliani, membri dell’OMS: “C’è scienza oltre l’inglese?” La domanda nasce da un presupposto ben noto: l’inglese è ormai “lingua franca” della comunicazione scientifica, strumento indispensabile per avere accesso alle più importanti riviste di settore, come per ottenere riconoscimenti internazionali del proprio lavoro di ricerca. “E ciò – sostengono gli autori del “pamphlet” – a discapito di tutta quella parte di produzione scientifica che, pur essendo di grande pregio, non raggiunge i vasti circuiti dell’informazione perché non pubblicata in lingua inglese o, altresì, scartata perché non rispondente agli stili linguistici dominanti.”
Possibili soluzioni? Gli Autori elencano una serie di iniziative tuttora in essere che consentono di superare questo gap linguistico: dalle organizzazioni (es. “Public Library of Science”) che consentono il libero accesso a pubblicazioni scientifiche in varie lingue e, solo in un secondo tempo, tradotte in inglese; agli accordi che qualche Paese (Cina) ha stipulato con grosse Case Editrici (Springer) per tradurre una selezione di lavori scritti in lingua originaria; fino alla nascita di un’editoria elettronica a libero accesso, preposta a dare visibilità anche alla ricerca di paesi non anglossassoni.
Nel panorama Veterinario italiano Innovet è da tempo impegnata su questo fronte con il servizio denominato Bibliovet (http://www.innovet.com/db/scripts/home/bibliovet.php) che periodicamente seleziona una serie di lavori scientifici, rendendo disponibile l’estratto dei loro contenuti in lingua italiana.