Mastociti nel gatto allergico
Petra Roosje e Ton Willemse sono tra gli autori dell’articolo pubblicato nel fascicolo di giugno 2004 del “Journal of Comparative Pathology” ed incentrato sull’analisi quali-quantitativa di mastociti ed eosinofili in dieci gatti affetti da dermatite miliare allergica. “Lo scopo delle nostre ricerche – si legge nell’introduzione – era quello di quantificare questi due elementi cellulari nella cute di gatto, sia sana che affetta da una delle più classiche manifestazioni di allergia in questa specie: la dermatite miliare.”
Per questo, i ricercatori olandesi hanno sottoposto dieci gatti con pregressa storia clinica di prurito e dermatite miliare ricorrente o persistente a biopsia cutanea delle zone lese, confrontandone i rilievi istopatologici ed enzimoistochimici con quelli dei prelievi bioptici provenienti da nove gatti sani.
Così i ricercatori descrivono i risultati ottenuti: “ In tutti i soggetti, abbiamo rilevato una conta mastocitaria circa tre volte superiore nella cute allergica rispetto a quella sana… I mastociti erano particolarmente concentrati nella parte superficiale del derma, dove si localizzavano sia diffusamente che in sede perivascolare.” Ed ancora: “Le nostre ricerche hanno evidenziato una drastica variazione dei sottotipi in cui si differenziano i mastociti in base al loro contenuto in proteasi litiche triptasi e chimasi…Ebbene, nel gatto allergico abbiamo notato una netta inversione del rapporto tra questi diversi sottotipi, con netta prevalenza di quello a contenuto chimasico…Il che significa che lo stato allergico si accompagna ad un completo riassetto, quantitativo e qualitativo, del corredo mastocitario cutaneo.”
Interessanti anche i riscontri a carico degli eosinofili “assenti nella cute sana, ma presenti in considerevole quantità negli strati profondi del derma dei gatti affetti da dermatite miliare”. “Sono i mastociti stessi – ribadiscono gli autori nella parte conclusiva dell’articolo – a produrre diversi mediatori (es. triptasi, citochine) capaci proprio di attrarre gli eosinofili circolanti e determinarne l’accumulo nella cute lesa.”
Articolo disponibile su richiesta a cedis@innovet.it