Neurodegenerazione nel cane anziano
Arrivano dall’”Institute for Brain Aging and Dementia” dell’Università di Irvine (California) le ultime evidenze in tema di neurodegenerazione senile del cane. Il gruppo di Norton Milgram ed Elizabeth Head pubblica, infatti, nel fascicolo di settembre 2007 di “Neurobiology Learning and Memory” i risultati di recenti ricerche condotte su cervelli di cani giovani ed anziani. Specifiche tecniche immunoistochimiche evidenziano come negli strati ippocampali di soggetti anziani si verifichi la drastica riduzione della neurogenesi, rispetto a quella rilevata nei cani di giovane età.
Non solo. I neurobiologi indagano anche la possibile correlazione tra compromissione ippocampale e performance cognitiva, quest’ultima valutata in base a test di apprendimento e di memoria visuo-spaziale. I risultati parlano chiaro: più è compromessa la produzione di nuovi neuroni e più i soggetti dimostrano diminuite capacità mnemonico-cognitive.
È la conferma, dunque, che, con l’invecchiamento, il cervello del cane anziano va incontro ad alterazioni neurodegenerative, in questo caso di natura strutturale, che possono sfociare in quei deficit comportamentali, mnemonici e cognitivi, tipici della demenza senile.
Ed è anche un’ulteriore riprova che suffraga l’utilità di misure neuroprotettive, capaci, cioè, di contrastare tutte quelle alterazioni – di natura strutturale, metabolica, trofica e neurotrasmettitoriale – che compaiono nel cane anziano e che, da un punto di vista clinico, possono sfociare in invalidanti disordini comportamentali e cognitivi, tipici di cani e gatti anziani.