Primo: condroproteggere
Dolore ed artrosi, sintomo e malattia per anni considerati sinonimi, tanto che le terapie per l’artrosi coincidevano con le terapie per il dolore. Antalgici ed antinfiammatori venivano prima di qualunque altra opzione terapeutica. Questo valeva per la medicina umana e, di rimando, per quella veterinaria. Oggi, qualcosa è cambiato. L’introduzione della condroprotezione (letteralmente protezione dei condrociti, le cellule della cartilagine) e le numerose conferme cliniche della sua efficacia, hanno lentamente (ma inesorabilmente) modificato l’approccio del medico all’artrosi. Un segnale importante di questo cambiamento è giunto ieri (ndr, domenica 16 dicembre) da “Elisir”, il programma sulla salute in onda su Rai 3.
Alla domanda di Mirabella “quali terapie per l’artrosi”, il reumatologo Girolamo Bianchi, direttore dell’Unità operativa di Reumatologia dell’Azienda sanitaria di Genova, ha risposto senza la minima esitazione: “innanzitutto, la condroprotezione”. Al secondo posto, e limitatamente alla necessità legata al sintomo dolore, il dottor Bianchi ha inserito le terapie antalgico-antinfiammatorie, che non risolvono l’artrosi, ma alleviano il sintomo più importante, e vanno usate per tempi il più breve possibile ed alle dosi efficaci più basse. Anche in medicina umana, dunque, come in parte sta accadendo in medicina veterinaria, la condroprotezione ha acquisito un’importanza primaria nel management medico combinato dell’artrosi. Primo posto per un approccio cosiddetto “di fondo”, capace, cioè, di agire alla radice dei meccanismi che sostengono l’artrosi e che si identificano anche nella progressiva distruzione della cartilagine articolare.