PS e Ginkgo nei disturbi cognitivi dei pet anziani
Cominciamo dall’”Handbook of behavior problems of the dog and cat”. Gary Landsberg, Wayne Hunthausen e Lowell Ackerman dedicano un intero capitolo dell’edizione 2003 del loro manuale alla CAVM (Complementary and Alternative Veterinary Medicine), quella “medicina veterinaria complementare ed alternativa” che si caratterizza per un approccio cosiddetto “olistico” al paziente; tiene, cioè, conto non solo dei segni clinici che l’animale manifesta, ma anche dell’ambiente in cui vive e dei rapporti che ha con il proprietario. Il tutto finalizzato a diagnosi tempestive ed adeguati piani, globali e combinati, di trattamento. Tra le diverse modalità di attuazione della CAVM, gli autori includono i “nutraceutici” e, tra quelli specificatamente indicati per il “cognitive enhancement” [NdR: miglioramento cognitivo], citano l’estratto di Ginkgo biloba e la PS. “Il ginkgo – affermano – ha importanti proprietà antiossidanti e neuroprotettive ed è già stato impiegato con successo nell’uomo per la perdita di memoria e la depressione… Riteniamo possa essere utile nel trattamento dei disturbi cognitivi di cani e gatti anziani.” E sulla PS: “Questa sostanza facilita molte attività neuronali, dalla trasduzione del segnale nervoso al riequilibrio dei sistemi neurotrasmettitoriali…Proprio per questo può essere di grande aiuto nella disfunzione cognitiva legata all’invecchiamento cerebrale.”
Dal canto loro, i comportamentalisti Colangeli e Giussani – nel capitolo 12 (“Patologie comportamentali del cane anziano”) del loro utile ed esaustivo manuale di “Medicina Comportamentale del cane e del gatto” – parlano proprio di un “nutraceutico a base di fosfatidilserina” che, per la sua specifica attività sulla “fluidità delle membrane neuronali” viene suggerito “per il trattamento della depressione da involuzione e della sindrome confusionale del cane anziano”.