Scoperto il modo per predire l’artrosi
Una combinazione tra punteggio di sublussazione dorsolaterale (DLS score) e angolo di Norberg è il miglior metodo radiografico per poter predire se un cane giovane avrà, nel tempo, un’anca normale oppure affetta da artrosi. È questa la conclusione cui è arrivato il gruppo di Rory Todhunter e che si legge chiaramente nell’articolo pubblicato nel numero di dicembre 2003 dell’American Journal of Veterinary Research. “Al fine di determinare – spiega il famoso ortopedico – i metodi radiografici più attendibili per predire lo sviluppo di artrosi dell’anca, abbiamo effettuato uno studio di coorte, analizzando, a partire dall’età di otto mesi, le radiografie pelviche di 205 cani di razza Labrador Retriever, Levriere ed incroci tra queste due razze, sia sani che affetti da displasia.”
I ricercatori hanno rilevato diversi indici radiografici, dalla proiezione ventrodorsale ad anca estesa, all’indice di distrazione, al DLS score, all’angolo di Norberg, mettendo, alla fine, a punto una tabella di “hip score” che ricalca quella ufficiale, dettata dall’OFA (Orthopedic Foundation for Animals). “L’artrosi – continuano a spiegare nell’articolo – è stata diagnosticata al momento della necroscopia, sulla base delle caratteristiche alterazioni degenerative della cartilagine. Abbiamo, poi, utilizzato specifiche analisi biometriche per determinare quegli indici radiografici che meglio avevano predetto lo sviluppo delle lesioni cartilaginee.”
E questi sono i risultati pubblicati: “Una combinazione di due indici radiografici si è rivelata migliore rispetto ad un solo indice nel predire una lesione cartilaginea o un’articolazione normale. Non solo, ma l’aggiunta di un terzo indice radiografico non ha la potenzialità di perfezionare tale predizione. E la combinazione migliore è quella tra il DLS score e l’angolo di Norberg.”
È indubbio che lo studio agevola di gran lunga l’ortopedico nel percorso da seguire per arrivare, in modo sempre più puntuale e tempestivo, a diagnosi predittiva di artrosi. Non solo, ma consentendo l’individuazione di quei soggetti che, anche sani, possono, nel tempo, rivelarsi a “rischio artrosico”, amplifica straordinariamente le potenzialità di intervenire in questi con adeguati approcci di natura preventiva.