Un test del dolore nell’artrosi
“A tutt’oggi, non abbiamo ancora a disposizione un metodo completo per misurare il dolore cronico nel cane…È per questo che abbiamo selezionato un campione di cani (41) affetti da displasia dell’anca – malattia ortopedica ad evoluzione artrosica tipicamente caratterizzata da dolore cronico – e li abbiamo sottoposti ad una valutazione combinata da parte sia del proprietario che del medico veterinario.”Così inizia l’articolo, pubblicato sul Journal of the American Veterinary Medical Association, di alcuni clinici finlandesi che dettano le regole di una vera e propria programmazione diagnostica, mirata ad identificare entità e caratteristiche del dolore cronico nel cane e basata su molteplici stadi di valutazione. Un questionario, innanzitutto, che il proprietario dell’animale deve accuratamente compilare, rispondendo a 25 domande riguardanti comportamenti positivi (es. appetito, umore, socializzazione) e negativi (es. vocalizzazioni, iper-aggressività) del cane, nonché le sue caratteristiche locomotorie, riassunte in un “chronic pain index” finale. “Si può ragionevolmente assumere – spiegano gli autori – che i cani con punteggio inferiore a 6 non presentano dolore cronico.” Le informazioni ottenute dal questionario vengono, poi, integrate dalla visita ortopedica veterinaria e da una valutazione ematica di quei tassi ormonali, maggiormente influenzati dallo stress. “I risultati del nostro studio – affermano i clinici – dimostrano che il dolore cronico si accompagna ad una diminuzione delle concentrazioni plasmatiche di beta-endorfine, a fronte di un aumento di epinefrina, cortisolo e vasopressina.” Da ultimo, infine, il dato radiografico, ottenuto dall’integrazione di 13 parametri, dalla valutazione dell’angolo di Norberg, alla conformazione della testa femorale, all’integrità dell’acetabolo e all’esostosi della rima acetabolare. “Non abbiamo fatto altro – dicono gli autori nelle conclusioni – che seguire le indicazioni di valutazione del dolore dettate, già dal 1986, dall’Association of Veterinary Teachers and Research Workers, che raccomandava anche il pieno coinvolgimento di una persona in grado di distinguere i sottili cambiamenti che la sensazione algica prova nel comportamento, nel contegno e nella locomozione del cane.” Il proprietario, appunto.