Introduzione alla Medicina Comportamentale
Si è trattato del secondo incontro d’autunno, organizzato da Innovet in collaborazione con la Clinica Veterinaria S. Marco di Padova. Un incontro importante, sia per l’argomento che per la competenza del relatore. “Nonostante siano stati proposti approcci diversi, talora divergenti e addirittura contrastanti, ai problemi comportamentali degli animali d’affezione, è fuor di dubbio che, oggi, la Medicina Comportamentale ha pienamente assunto dignità di branca veterinaria specialistica e, come tale, richiede una rigorosa impostazione metodologica, sia nella diagnosi che nella terapia.” Questo l’esordio della conferenza di Maria Cristina Osella che, dopo aver rapidamente descritto il panorama teorico della medicina comportamentale, si è calata nella patogenesi dei disturbi cognitivi ed emozionali del cane e del gatto, tracciandone le alterazioni neurofisiologiche e correlandole ai segni e sintomi che li contraddistinguono.”
I meccanismi neurofisiologici che sono alla base dei disordini comportamentali – ha puntualizzato la relatrice – sono spesso di difficile individuazione e possono essere tra loro intercorrelati. Per questo, anche se esistono protocolli specifici, la terapia farmacologica deve essere usata con cautela. È necessario non solo adattarla al singolo caso a seconda della diagnosi formulata, ma, soprattutto, inserirla nell’ambito di un piano terapeutico globale, nell’ambito del quale operare una scrupolosa ricerca anamnestica, un’altrettanto accurata diagnosi differenziale ed un’attenta valutazione dell’ambiente di vita dell’animale.” Molto utili le indicazioni “pratiche” consigliate dalla comportamentalista. Innanzitutto la visita domiciliare, che permette al medico veterinario di rendersi conto di alcune cause “ambientali” che generano i disturbi comportamentali. Ma anche la puntigliosa esclusione di fattori organici che “permettono di restringere significativamente il campo di quelle alterazioni esclusivamente di pertinenza del medico comportamentalista.” Un occhio di riguardo, infine, all’invecchiamento cerebrale ed ai disturbi che da esso possono derivare. “Come l’uomo, anche l’animale da affezione può, con gli anni, manifestare una variabilità di declino comportamentale, cognitivo ed emozionale, con condizioni che spaziano dall’invecchiamento “di successo” fino al vero e proprio deterioramento cerebrale patologico, oggi considerato sovrapponibile alla demenza senile umana.”
Una carrellata di casi clinici interattivi ha, infine, concluso l’interessante serata.
Il prossimo incontro è previsto per mercoledì 19 novembre 2003, con la relazione “la visita ortopedica” di Carlo Maria Mortellaro, sempre presso la Clinica Veterinaria S. Marco di Padova.