Cicatrizzazione cutanea: resoconto dal Galles
Traumi e tumori localizzati agli arti. Questo era il “topic” della conferenza, intorno al quale si sono confrontati i più rinomati studiosi di “wound healing”. Ad iniziare, è stato Chris Bellenger (Dublino), con un’interessante relazione sui traumi distali dei tessuti molli, analizzati non solo da un punto di vista eziologico, ma anche patogenetico, con particolare riguardo a quella miriade di sostanze – le citochine – che dettano le regole nell’avvicendarsi delle diverse fasi cicatriziali. Riguardo al trattamento, Bellenger si è soffermato sul management delle ferite aperte. “Anche in questo campo – ha affermato – il panorama è decisamente mutato. Prendiamo i dressing, ad esempio. Oggi abbiamo a disposizione delle medicazioni – gli idrogel – che, proprio per la capacità di preservare idratazione, umidità e giusta ossigenazione della zona lesa, sono utili non solo per ferite fresche, ma anche per quelle già in fase di granulazione.” Dopo gli interventi di Glenn Cousquer (Massachussets) sulle ferite negli uccelli e di Daniel Brockman (Londra) sulla chiusura delle ferite dopo escissione di masse tumorali, è stata la volta di Steven Swaim (Auburn University, USA), che ha presentato tre tecniche di ricostruzione e salvataggio delle ferite a carico delle regioni distali degli arti: le suture da materassaio con punti orizzontali, gli innesti cutanei a rete e gli innesti a carico dei polpastrelli delle zampe. Tra le “plenary session”, anche l’intervento di Sue Murphy (Edinburgo), attuale segretario del gruppo di studio inglese in Oncologia Veterinaria, che ha illustrato i mastocitomi nel cane, partendo dalla descrizione del normale corredo mastocitario e descrivendo, poi, i tumori a carico di queste cellule, con particolare riguardo a stadiazione, metodologia diagnostica e trattamento. Accanto alle “plenary session”, una ridda di “free communication” incentrate su svariati argomenti, tra cui: la termografia, come utile strumento diagnostico per identificare fratture da stress e lesioni mio-teno-legamentose, nonché per monitorare la riparazione durante le procedure riabilitative; la terapia larvale nel management delle ferite croniche del cavallo; le ferite ed il loro trattamento negli animali da lavoro. Presentata anche dal gruppo di David Lloyd, Direttore della Ricerca Clinica del Royal Veterinary College di Londra, una tecnica di imaging ad alta risoluzione – la biomicroscopia ad ultrasuoni – che, già utilizzata nell’uomo, ora si affaccia nel settore veterinario come ausilio diagnostico non solo per monitorare la riparazione delle ferite cutanee, ma anche per testare l’efficacia di agenti topici favorenti la cicatrizzazione.