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Problemi comportamentali nel cane anziano

È questo il titolo della lecture tenuta a Tallinn (Estonia) nel marzo 2003 dalla nota comportamentalista inglese Sarah Heath, in occasione di un corso di “continuing education” della FECAVA (Federation of European Companion Animal Veterinary Associations). Ora, il numero di ottobre 2003 di EJCAP (European Journal of Companion Animal Practice) ripropone la versione scritta dell’intervento, dandoci la possibilità di soffermarci sugli spunti più significativi che la Heath ci propone in tema di diagnosi e terapia dei disturbi comportamentali del cane anziano.
Problemi comportamentali nel cane anziano

“Non sono solo apparati come quello cardiocircolatorio, renale o epatico a pagare lo scotto dovuto all’avanzare dell’età. Ma lo è, in particolar modo, il sistema nervoso centrale che, con l’invecchiamento, va incontro a fenomeni neurodegenerativi, quali le variazioni a carico dei livelli di neurotrasmettitori e della permeabilità delle membrane neuronali o l’aumentata produzione di radicali liberi. Tutte alterazioni che possono determinare la comparsa di modificazioni comportamentali legate all’età, degne di attenzione specifica da parte del medico veterinario.”
Le parole sono di Sarah Heath che, con l’articolo pubblicato su EJCAP, traccia le linee guida di gestione di una delle diagnosi comportamentali più frequenti nel cane anziano: quella che, secondo una terminologia di marca anglosassone, viene riconosciuta come sindrome della disfunzione cognitiva (Canine Cognitive Dysfunction, CCD). “I segni che portano a diagnosi di CCD – afferma la Heath – sono, pressoché esclusivamente, comportamentali ed è per questo che, senza un appropriato metodo di indagine delle principali categorie di segni che la accompagnano, la CCD rischia di rimanere completamente nell’ombra.”
Quali, dunque, queste categorie principali? Il disorientamento, innanzitutto. “I cani con CCD riconoscono a malapena luoghi e persone per loro assolutamente familiari.”
Da valutare, poi, le alterate interazioni sociali e con l’ambiente circostante. “Uno dei segni cardine di CCD – spiega la Heath – è l’alterazione del comportamento del cane verso il suo padrone: è meno interessato a giochi e “coccole” e non dimostra particolare entusiasmo per le gratificazioni.” Altre categorie importanti da considerare sono le alterazioni del ciclo sonno-veglia e, non ultime, le modifiche dei comportamenti di pulizia e di cura di sé.
Ed il trattamento? “In ogni caso – dice la Heath – siamo di fronte ad un problema medico, da affrontare tenendo conto delle specifiche alterazioni neurodegenerative che lo accompagnano.” La Heath parla, in questo senso, di neuroprotezione, ad indicare tutti quegli interventi mirati a ristabilire adeguato flusso cerebrale, controllo della produzione radicalica, riequilibrio della fluidità di membrana e dei livelli neurotrasmettitoriali.
E questo non tralasciando, ovviamente, il necessario supporto comportamentale, indispensabile non solo per scoprire precocemente i sintomi della disfunzione cognitiva, ma anche per “migliorare qualità e durata di vita dell’animale anziano.”