Rottura del crociato: predisposizione “metabolica”
Quattro importanti centri di ricerca – i Dipartimenti di Scienze Cliniche Veterinarie di Bristol, Liverpool e dell’Ohio State University di Columbus (USA), ed il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’”Imperial College” di Londra – hanno partecipato a questo studio, i cui risultati vengono ora pubblicati nel primo fascicolo del 2005 del “Journal of Orthopaedic Research”.
“Abbiamo analizzato – scrivono i ricercatori nella sezione “Materiali e Metodi” dell’articolo – i legamenti crociati di 22 cani deceduti per cause non inerenti l’apparato muscolo-scheletrico…Di questi, 11 erano Labrador Retriever, cani, cioè, particolarmente predisposti alla rottura di questi legamenti. Gli altri 11 erano, invece, Levrieri, in pratica una razza che è considerata davvero poco incline a manifestare questa patologia.”
Ebbene, i risultati non lasciano dubbi sulle significative differenze – di ordine biochimico-metabolico, da una parte, e biomeccanico, dall’altra – rilevate nei due gruppi. “Rispetto a quelli dei levrieri, i legamenti crociati dei Labrador sono contraddistinti da un più elevato contenuto in MMP-2: una delle metalloproteasi [NdR enzima ad attività litica] maggiormente coinvolta nella degradazione di macromolecole di matrice, come collagene e glicosaminoglicani… Inoltre, nei Labrador è stata riscontrata una maggior lassità articolare antero-posteriore, a significare che la predisposizione di questa razza per la rottura del crociato è direttamente correlata allo squilibrio biomeccanico articolare, a sua volta connesso alla distorsione metabolica a carico del legamento.”
Pare, dunque, affermarsi sempre di più l’ipotesi di una rottura primaria del LCA: in altre parole, una sorta di “debolezza biochimica costituzionale”, da cui origina quell’inefficienza funzionale che spiega la lassità dell’articolazione e, dunque, la predisposizione alla rottura.
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