I gatti? Sentinelle ambientali anti-inquinamento
Si sprecano nella storia dell’umanità gli esempi di animali di cui l’uomo si è servito, e tuttora si serve, per testare la sicurezza del suo ambiente di vita: dai tempi di Noè, quando per accertarsi che la terra sia tornata abitabile venivano mandati in avanscoperta un corvo e una colomba; a tempi più recenti, dove uccelli, pesci, ma anche cani vengono impiegati come sentinelle vere e proprie della vivibilità e qualità ambientale, in funzione del loro ruolo nel controllo del grado di inquinamento.
È ora la volta del gatto che, grazie a uno studio pilota condotto da ricercatori dell’Università di Washington, viene identificato come attendibile indicatore biologico dell’inquinamento da metalli pesanti, piombo in particolare, tipico dei paesi a basso reddito e scarsa copertura sanitaria.
“Il nostro studio – si legge nell’articolo pubblicato su Environmental Science and Pollution Research – ha analizzato la concentrazione di piombo nel pelo di 85 gatti domestici riferiti al veterinario per interventi di sterilizzazione/castrazione… La concentrazione rilevata era pari a 0.723 μg di piombo per grammo di pelo, con valori più elevati per le femmine e gli animali in cattive condizioni fisiche e/o libero accesso all’esterno.”
Il significato pratico di questa ricerca? A dirlo sono gli stessi autori dell’indagine: “la popolazione felina di un determinato territorio potrebbe fungere da fonte di dati per rilevare il grado di inquinamento da metalli pesanti.”
Un sistema, dunque, di sorveglianza sanitaria non invasiva che potrebbe non poco contrastare l’inquinamento ambientale da piombo, un inquinante molto tossico data la sua tendenza a bioaccumularsi negli organismi viventi.
Aeluro S, Kavanagh TJ. Domestic cats as environmental lead sentinels in low-income populations: a One Health pilot study sampling the fur of animals presented to a high-volume spay/neuter clinic. Environmental Science and Pollution Research 2021; doi: 10.1007/s11356-021-14769-7