I molti dolori di cani e gatti
“Esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole” questa è la definizione di dolore che fornisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità per noi umani. Ovviamente lo è anche per i nostri amici pelosi, con l’ulteriore svantaggio che loro non possono descrivere dove provano dolore e di che tipo questo sia.
Di per sé, il dolore è un meccanismo naturale di difesa, essenziale per l’evoluzione della specie (es. l’animale selvatico che si avvicina per la prima volta al fuoco percepisce il dolore causato dalle alte temperature e scappa). Possiamo parlare in questo caso di dolore “buono” o “utile”, purché duri poco e la sua intensità non sia insopportabile.
Ma esiste anche dolore “cattivo”, noto tecnicamente come “patologico”, che rappresenta un campanello d’allarme di qualcosa che non va. La forma più nota e studiata di dolore patologico è quello di tipo infiammatorio, ovverossia quel campanello d’allarme che segnala al cervello l’infiammazione di un organo o tessuto periferico. In questo caso il sistema nervoso sta ancora facendo il suo lavoro, trasmettendo al cervello la presenza di un problema che, almeno inizialmente, non lo riguarda direttamente. Il nervo funge semplicemente da trasmettitore del segnale d’allarme e smette di farlo quando il “male” (in questo caso l’infiammazione) è passato.
Ma il sistema nervoso è anch’esso un organo, e tra l’altro molto complesso e delicato, per cui a volte quando gli stimoli periferici persistono o sono davvero imponenti, può ammalarsi e segnalare al cervello un allarme che lo riguarda direttamente. E’ un po’ quello che succede ad un antifurto rotto che si attiva anche quando in casa non c’è nessuno, segnalando un problema che in realtà interessa un guasto dei suoi stessi componenti. In questo caso si parla di “dolore neuropatico” e solo di recente è stato studiato e descritto anche nel cane e nel gatto. Sono molte le condizioni di dolore neuropatico che interessano i nostri amici pelosi: dalle lesioni lombosacrali dei cani “lunghi” (es. bassotto) che assomigliano molto al nostro mal di schiena, alla pancreatite, alla cistite idiopatica del gatto e alla malattia intestinale infiammatoria da cause non ben accertate (la cosiddetta IBD), tanto per citare solo le più frequenti. Ma la causa numero uno di dolore (questa volta di tipo misto, infiammatorio e neuropatico) è l’artrosi: una malattia delle articolazioni che affligge soprattutto il cane (ma anche il gatto) a qualsiasi età e di qualsiasi razza, e che ne limita moltissimo il movimento e la qualità della vita. Come dicevo, il cane ed il gatto, non potendo esprimere il proprio disagio come facciamo noi umani, manifestano il dolore in maniera particolare e differente tra le due specie. Si va dalle modifiche della postura (es. dorso incurvato), ai cambiamenti del comportamento (es. aggressività o, in alternativa, apatia), alle vocalizzazioni (es. ulula, soffia), alle variazioni delle stile di vita (es. disinteresse per l’ambiente, ridotto consumo di cibo e acqua). Il gatto, in particolare, è particolarmente addestrato a nascondere il dolore e quando lo comunica, può farlo modificando normali comportamenti e abitudini che non sempre il proprietario interpreta come possibili segnali di disagio (es. difficoltà nell’utilizzare la cassetta, riluttanza a saltare sul letto). Il primo passo, quindi, per aiutare i nostri amici è fare molta attenzione all’improvvisa, ingiustificata o anche progressiva modifica dei loro normali comportamenti. In caso si sospetti che la causa sia il dolore, non c’è che una decisione da prendere: rivolgersi tempestivamente al veterinario.