Artrosi: ultime evidenze
“Con questo fascicolo – scrive Renberg nell’editoriale di apertura – ci siamo prefissi di trattare le problematiche con cui più comunemente ci confrontiamo nel settore dell’Ortopedia, come, ad esempio, le malattie ortopediche dello sviluppo, le infezioni ossee, il management delle fratture e, sicuramente, l’artrosi.” Ed è lo stesso Renberg a trattare quest’ultimo argomento, in un’esaustiva review che, partendo dalla descrizione anatomo-biochimica delle diartrosi, propone un piano diagnostico e, alla fine, approda al management combinato.
“L’artrosi – scrive Renberg – contempla di per sé più meccanismi di malattia che, interagento tra loro, innescano cicli viziosi di danno, non solo degenerativo, ma anche a chiara impronta infiammatoria.” Prendendo spunto da questa considerazione, l’ortopedico americano descrive le composite alterazioni artrosiche, riscontrabili in tutti i tessuti articolari: a) cartilagine, che “inizialmente va incontro a fibrillazioni e fissurazioni, per poi frammentarsi nel cavo articolare ed avviare una concomitante sinovite”; b) osso subcondrale, che “si addensa, in particolar modo a livello di porzione trabecolare del canale midollare e nella regione di attacco capsulare”; c) membrana sinoviale, la cui risposta infiammatoria “è secondaria all’esposizione ad antigeni presenti sui frammenti osteocartilaginei.”
Da un punto di vista patogenetico, Renberg ribadisce l’importanza di una composita batteria di enzimi degradativi e citochine pro-infiammatorie (es. IL-1, IL-6, TNF), tutte sostanze che “ iperprodotte per varie vie, hanno l’effetto finale di provocare la degenerazione della matrice cartilaginea e le concomitanti risposte sinoviali ed ossee.”
Relativamente al trattamento, Walter Renberg non esita a puntare il dito sulla “combinazione”: “un mix di interventi – chirurgici e conservativi, farmacologici e non, “orientati al sintomo” e/o “al meccanismo” – assemblati tra loro in protocolli di terapia, a loro volta commisurati alle necessità dell’animale, alla gravità della sua malattia, ma anche alle possibilità ed alle aspettative del proprietario.”
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