Beta-amiloide anche nel gatto
Le ricerche portano la firma dei ricercatori dell’”Hospital for Small Animals” dell’Università di Edinburgo e compaiono tra gli articoli “di prossima stampa” del “Journal of Feline Medicine and Surgery”.
“La neurodegenerazione senile – si legge nel pre-print dell’articolo – è sempre più spesso il meccanismo oggi invocato per spiegare le disfunzioni cerebrali tipiche dell’età avanzata. E questo vale sia per l’uomo, dove le malattie neurodegenerative tipiche dell’invecchiamento – Alzheimer in primis – sono accompagnate da caratteristici cambiamenti dell’istopatologia cerebrale; sia per il cane, i cui problemi comportamentali e cognitivi età-correlati condividono con l’uomo la tipologia delle sottostanti alterazioni cerebrali di natura strutturale.”
E il gatto? A colmare questa lacuna arrivano ora le ricerche del gruppo di Danielle Gunn-Moore ed Elizabeth Head, condotte sul cervello di 19 gatti, di cui 17 con segni clinici di disfunzioni neurologiche. “Abbiamo notato – si legge nell’articolo – che l’accumulo di proteina b-amiloide compare nei soggetti di età superiore ai 10 anni, con particolare interessamento delle aree corticali anteriori profonde.”
“Il nostro studio – concludono,infine, le ricercatrici – dimostra che anche nel gatto l’accumulo di amiloide rappresenta una tipica alterazione neurodegenerativa senile, secondo un pattern strutturale che accomuna pertanto il cervello del felino anziano a quello di altri mammiferi a lui molto vicini: l’uomo ed il cane.”