La psicogeriatria secondo Colangeli
Perché il cane anziano è cliente “naturale” del medico veterinario generalista più che del comportamentalista? È in questa domanda che si può riassumere il senso delle serate che Raimondo Colangeli – vice-presidente SISCA (Società Italiana di Scienze Comportamentali Applicate) dal 2005 e diplomato comportamentalista all’Ecole Nationale Vétérinaire francese – ha dedicato al paziente anziano. “Un paziente – ha affermato – potenziale portatore di un ampio ventaglio di disturbi organici, che possono far emergere problemi apparentemente comportamentali, ma in realtà legati ad una sommatoria di situazioni di disagio e di malattia che il generalista deve saper tempestivamente identificare ed altrettanto opportunamente trattare.” Il relatore si è poi soffermato sulla caratterizzazione di quelle diagnosi comportamentali – distimia, iperaggressività, sindrome confusionale e depressione da involuzione – tipiche della tarda età. “Tra queste, sicuramente la più frequente è la sindrome confusionale, anche conosciuta come disfunzione cognitiva del cane anziano…Per tutte, comunque, vale, da parte del generalista, il tempestivo e precoce riconoscimento di quei segni clinici, considerati spia di una sottostante neurodegenerazione patologica senile…Oggi, si parla proprio di “mild cognitive impairment”, ad indicare la compromissione, ancorchè lieve/moderata, delle capacità cognitive e mnemoniche dell’animale: una condizione preferenziale per agire con le armi della diagnosi precoce e della prevenzione.” “Ed è con questo obiettivo – ha proseguito Colangeli – che, assieme ad altri comportamentalisti italiani, abbiamo messo a punto un questionario facilmente somministrabile che, basandosi su cinque categorie comportamentali (disorientamento, alterate interazioni sociali, disturbi del ciclo sonno/veglia, alterata attività generale, scorrette abitudini eliminatorie), fosse in grado di identificare, in maniera precoce ed affidabile, i possibili segni clinici di invecchiamento cerebrale patologico.” E il trattamento? Oltre a sottolineare l’importanza di tutte quelle strategie educative volte a sensibilizzare il proprietario nei confronti delle precipue necessità del cane che invecchia, Colangeli si è soffermato su quelle terapie – farmacologiche, comportamentali e nutraceutiche – da attuare in sapiente combinazione per controllare e, ove possibile, prevenire le patologie comportamentali età-correlate. Relativamente ai nutraceutici per l’invecchiamento cerebrale, il relatore ha presentato i risultati dello studio clinico multicentrico condotto in aperto con Senilife®, somministrato per 90 giorni (2 cps/die/10 Kg p.c.) a 45 cani di età superiore ai 7 anni, esenti da malattie organiche e portatori di segni clinici di invecchiamento cerebrale ascritti alle succitate cinque categorie comportamentali. “Il 66% dei trentadue pazienti che avevano completato lo studio – ha spiegato Colangeli – rientrava nel gruppo dei “rispondenti”, dei soggetti, cioè, che avevano presentato più del 50% dei loro segni comportamentali migliorati…”.