Displasia: attenti alla sedazione!
L’indagine è stata condotta in 209 cliniche veterinarie aderenti all’SKC, l’ente che in Svezia coordina i programmi di screening per la displasia di anca e gomito nel cane.
“Da gennaio 2002 a marzo 2003 – scrive il gruppo di ortopedici svedesi nell’articolo pubblicato su “Preventive Veterinary Medicine” – abbiamo esaminato 5877 cani per displasia d’anca e 5406 per displasia di gomito, appartenenti ad otto razze considerate a rischio displasico: Bernese, Boxer, Pastore Tedesco, Golden Retriever, Labrador, Rottweiler, San Bernardo, Terranova…Abbiamo, poi, indagato se i risultati di questo screening potessero aver subito l’influenza del metodo di sedazione/anestesia utilizzato durante il posizionamento radiografico.”
“La sedazione con acepromazina – si legge nei “risultati” – dava meno probabilità di errori nella valutazione dell’angolo di Norberg rispetto ad altri anestetici comunemente utilizzati, come il butorfanolo o la medetomidina. E ciò in accordo con studi precedenti che avevano dimostrato come il valore di questo angolo subiva una significativa diminuzione in seguito ad anestesia profonda.” La spiegazione più plausibile è che “una sedazione più pesante com’è quella indotta dagli anestetici possa provocare un maggior rilassamento muscolare e, dunque, un maggior grado di lassità articolare…”, con ovvie ripercussioni sul valore di parametri, come l’angolo di Norberg, considerati essenziali per classificare un cane a rischio a meno di HD.
Situazione ben diversa per la displasia del gomito, “la cui gravità – scrivono gli ortopedici – è basata sul grado di artrosi secondaria presente, a sua volta correlata alla dimensione degli osteofiti rilevata radiograficamente. In questo caso, sedazione e/o anestesia non hanno alcuna influenza.”
La riflessione conclusiva è che “nello screening per l’HD del cane diventa obbligatorio tenere conto anche dei metodi chimici impiegati per il contenimento dell’animale”, pena la falsificazione di quei valori che ne decretano o meno l’inclusione nella categoria dei potenziali displasici.