Considerare il gatto geriatrico
“I gatti da compagnia anziani sono più che mai numerosi…In Europa, l’età media dei felini è aumentata da 4,7 a 5,3 anni, e nel Regno Unito si stima che vi siano oggi circa un milione e mezzo di “gatti vecchi”.
Danielle Gunn-Moore (Università di Edinburgo) ha cominciato la sua “invited lecture” al congresso SCIVAC “dando i numeri”. Numeri significativi che non lasciano dubbi circa l’importanza epidemiologica dell’animale anziano nel settore della medicina felina. “In età geriatrica – ha ribadito la specialista – il gatto ha bisogno di attenzioni e cure particolari che siano in grado di sostenerlo al meglio anche durante la terza età…Attenzioni e cure per le modifiche “minori” del suo organismo: dal declino generale delle condizioni del mantello, all’attenuazione di vista ed udito, alla maggior propensione allo stress ambientale…Ma attenzioni e cure soprattutto alle condizioni francamente patologiche del gatto anziano: dalle alterazioni immunitarie che lo predispongono ad infezioni recidivanti, all’insufficienza renale cronica, all’artrosi. Fino a considerare quelle modifiche patologiche del suo cervello, che lo predispongono a gravi disturbi comportamentali e cognitivi. “Recenti indagini – ha puntualizzato la Gunn-Moore – suggeriscono che il 28% dei gatti da compagnia di età compresa tra 11 e 14 anni sviluppa almeno un problema comportamentale ad insorgenza geriatrica, e che questa percentuale sale oltre il 50% per quelli di età pari o superiore a 15 anni.” Responsabile di questi problemi è la CDS. Quella “sindrome della disfunzione cognitiva”, legata ad una patologica neurodegenerazione senile e che esita in un incredibile ventaglio di segni clinici comportamentali: dalla modificazione dei cicli sonno-veglia, alle alterazioni eliminatorie, alla tendenza a vagabondare o ad emettere vocalizzazioni inappropriate. “Tutto ciò – spiega la Gunn-Moore – è connesso alle modifiche neurodegenerative del cervello, siano esse di natura strutturale, neurotrasmettitoriale o metabolica.” Un cervello, quello del gatto anziano, che deve dunque essere oggetto di cure appropriate: “cercare di ridurre lo stress – consiglia la studiosa – ma anche di ripristinare la funzionalità neuronale e di implementare l’apporto di antiossidanti, con cui controllare l’eccesso di radicali liberi che l’invecchiamento cerebrale si porta inevitabilmente appresso.”