Mastociti nel gatto allergico
L’articolo è a firma del gruppo di ricerca coordinato da Aiden Foster, neoeletto presidente dell’ESVD (European Society of Veterinary Dermatology). I ricercatori hanno analizzato, con metodiche immunoistochimiche e colorimetriche, il corredo cellulare della cute di 16 gatti affetti da dermatite allergica, ponendolo poi a confronto con quello rilevato in sei soggetti non affetti da alcuna malattia dermatologica.
Nei gatti allergici, portatori di uno o più lesioni dermatologiche primarie (dall’alopecia, a placche o granulomi eosinofili, a lesioni papulo-crostose), si osservava un aumento significativo di cellule infiammatorie, numericamente più consistenti nelle zone lesionate rispetto a quelle integre, e particolarmente concentrate nel derma superficiale e nelle aree perifollicolari. E, tra queste, oltre ad una cospicua presenza di linfociti T e di cellule di Langerhans, i ricercatori hanno identificato numerosi mastociti, presenti in quantità assai più rilevante rispetto alla cute dei gatti sani.
L’articolo è, dunque, un’ulteriore conferma che i mastociti costituiscono parte integrante della risposta reattiva della cute del gatto allo stato allergico: capaci di aumentare numericamente, ma, si sa, anche di modificare la propria funzionalità, rilasciando, con degranulazione immediata e massiva, i principali mediatori implicati nella flogosi allergica, nel prurito e nei segni e sintomi conseguenti.