Disfunzione cognitiva del gatto anziano
La maggior parte degli studi sull’invecchiamento cerebrale del piccolo animale prende in considerazione il cane. “Journal of Small Animal Practice” di ottobre 2007 pubblica ora una review completa sul gatto anziano e sui disturbi cognitivi che lo colpiscono in età avanzata.
“I notevoli avanzamenti nel campo della nutrizione e della medicina veterinaria – si legge nell’introduzione – hanno contribuito ad allungare sensibilmente la vita media del gatto… Oggi, i felini “senior” sono davvero numerosi, come numerose sono le malattie che possono affliggerli in tarda età. La CDS, in particolare, viene diagnosticata dopo aver escluso tutte le altre possibili cause organiche di disagio comportamentale e si accompagna ad un variegato ventaglio di sintomi che possono drasticamente compromettere la qualità di vita del gatto anziano: dal disorientamento spazio-temporale, alle alterate interazioni sociali, ai disturbi del ritmo sonno-veglia, ai problemi di eliminazione inapproriata, alle vocalizzazioni, in special modo notturne.”
Danielle Gunn-Moore et al. si addentrano, poi, nella descrizione dei meccanismi neurodegenerativi sottostanti alla CDS : dalle modifiche vascolari, con diminuzione del flusso ematico cerebrale e tendenza all’ipossia; all’iperproduzione di radicali liberi ad azione neurotossica; alla deposizione di proteina beta-amiloide negli strati corticali profondi; alle alterazioni di natura neurotrasmettitoriale (es. sistema colinergico).
Molte, dunque, le somiglianze tra CDS del gatto e del cane: dalle fattezze cliniche; ai meccanismi patogenetici; fino alla terapia, fatta di misure combinate, di natura ambientale, nutraceutica, farmacologica e comportamentale.