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Nutraceutici: manca una normativa

Al Forum 2002 dell'ACVIM (American College of Veterinary Internal Medicine), Dawn Boothe - nota farmacologa americana, nonché Presidente del NAVNC (North American Veterinary Nutraceutical Council) - fa il punto della situazione sui "nutraceutici" in Medicina Veterinaria. Tre i parametri fondamentali da valutare per districarsi nella giungla di queste sostanze non soggette alla rigida regolamentazione dei farmaci: qualità, sicurezza ed efficacia.
Nutraceutici: manca una normativa

Nutraceutico: termine usato per indicare sostanze endogene (diverse, dunque, da prodotti botanici o di erboristeria) utilizzate per via orale, al fine di supportare strutture e/o funzioni dell’organismo. Questa la definizione proposta da Dawn Boothe nella relazione al Forum annuale dell’ACVIM, con uno scopo davvero importante: indirizzare nella scelta del nutraceutico migliore per qualità, efficacia e profilo di sicurezza. “Molti nutraceutici – afferma la Boothe – vantano attività che dovrebbero implicare una regolamentazione di tipo farmaceutico. L’FDA (Food and Drug Administration), inoltre, non è in grado, per questione di costi e tempo, di stare al passo con l’ingente numero di prodotti attualmente presenti sul mercato.” Negli USA come del resto in Europa, manca una regolamentazione su questa categoria di prodotti. Al contrario del settore umano, dove esiste una precisa normativa in merito ai prodotti dietetici, in Veterinaria si fa ricorso a leggi, come quella sugli alimenti, che poco o male si adattano ai nutraceutici.
Il rischio di tale confusione, è duplice. Da un lato, le aziende serie, impegnate da anni nello studio di sostanze innovative ad attività nutraceutica, sono costrette a limitare la promozione dei propri prodotti per timore dei pesanti provvedimenti previsti dalle normative sanitarie. Dall’altro, distributori senza scrupolo e senza nulla da perdere, sfruttano le carenze normative per proporre, nella migliore delle ipotesi, prodotti d’importazione; spesso banali brutte copie di quelli a cui si ispirano, ma privi dei notevoli investimenti in ricerca e sviluppo necessari per garantire qualità ed efficacia.
Che fare in questo settore ancora così poco regolamentato e confuso? La ricetta ci viene dalla stessa Boothe. “La qualità innanzitutto. Nel caso dei condroprotettori ad esempio, l’84% dei prodotti contenenti condroitin solfato riporta nelle etichette concentrazioni errate di questa sostanza.” Prima regola, dunque, esaminare attentamente l’etichettatura, ma anche il materiale promozionale, che deve essere corretto dal punto di vista scientifico ed il più aggiornato possibile. L’efficacia, infine. “Si tratta – dice la Boothe – di valutare attentamente meccanismo d’azione e biodisponibilità e di analizzare, nel contempo, gli studi effettuati.”
Boothe DM, 2002, Nutraceuticals: quality, safety and efficacy, Forum ACVIM 2002