Resveratrolo: il toccasana per la memoria
È in press sulla rivista ufficiale dei Farmacologi europei un lavoro di un gruppo di biochimici brasiliani, che testano gli effetti cognitivi e mnemonici del resveratrolo in ratti affetti da diabete indotto sperimentalmente. Il diabete, lo si sa, ha una serie di ripercussioni negative sul sistema nervoso centrale, ivi compresa quella di compromettere le funzioni cognitive, rallentare le performance mnemoniche, e raddoppiare la probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer o altre forme di demenza. I meccanismi alla base di queste gravi conseguenze del diabete sono molteplici: disturbi vascolari e metabolici che si ripercuotono sul flusso sanguigno cerebrale; alterazioni nell’omeostasi del calcio; stress ossidativo legato all’iperglicemia; alterazioni dei sistemi neurotrasmettitoriali, in particolar modo di quello colinergico, a causa dell’aumentata attività dell’enzima (acetilcolinesterasi) che degrada l’acetilcolina. I ricercatori hanno trattato i ratti con resveratrolo, somministrato per via sistemica una settimana dopo l’induzione del diabete, con il fine di saggiarne gli effetti neuroprotettivi. Il polifenolo naturale, si legge nel lavoro, previene l’aumento dell’attività acetilcolinesterasica in quelle aree cerebrali (ippocampo, ippotalamo, corpo striato, cervelletto), direttamente implicate nei processi di memoria ed apprendimento. Un risultato assai significativo che, come recitano le conclusioni dell’articolo, dimostra che “il resveratrolo è in grado di modulare la neurotrasmissione colinergica e, di conseguenza, migliorare i processi cognitivi.” Si tratta, dunque, di un ulteriore passo avanti nella comprensione dei meccanismi che spiegano la potenzialità neuroprotettiva del resveratrolo, e che conseguentemente ne enfatizzano la bontà di utilizzo nella prevenzione dei disordini cognitivi e mnemonici: sia dell’uomo che dell’animale da compagnia.