Condroitin solfato: la qualità è la sua efficacia
Assieme alla glucosamina, è il condroprotettore più noto ed utilizzato per l’artrosi sia dell’uomo che dell’animale da compagnia. La Lega Europea contro il reumatismo (EULAR, European League Against Rheumatism) ne ha decretato la validità come SYSADOA: farmaco sintomatico a lungo termine contro il dolore da artrosi della mano e del ginocchio. E metanalisi e studi clinici sempre più numerosi ne stanno evidenziando anche un’efficacia “structure-modifying”, stante la capacità del condroitin solfato di recuperare il disegno strutturale di un’articolazione affetta da artrosi.
Tutte potenzialità, però, subordinate ad un vincolo preciso: che il condroitin solfato, utilizzato nelle diverse formulazioni anti-artrosiche, abbia caratteristiche fisico-chimiche precise, un’adeguata purezza, nonché modalità standardizzate di estrazione dalle diverse fonti animali utilizzate.
A spiegare come gli effetti sintomatici e strutturali del più importante componente della matrice cartilaginea siano obbligatoriamente connessi alla sua qualità è il biochimico Nicola Volpi. La valutazione del contenuto e della purezza del condroitin solfato – spiega Volpi – è un punto chiave nella preparazione delle diverse formulazioni, sia farmaceutiche che nutraceutiche. Basti pensare che la sua attività biologica è intimamente legata ai processi di estrazione e purificazione, da cui derivano prodotti con contenuti altamente variabili di condroitin solfato e più o meno inquinati da impurità di varia natura.
Senza contare che la sua efficacia dipende da parametri strettamente fisico-chimici, come il peso molecolare e la densità di carica, vale a dire il numero di gruppi solfato presenti in ogni unità disaccaridica.