PEA nella IBD del gatto
La IBD del piccolo animale è, come quella che, sotto diverse spoglie cliniche, affligge l’uomo, un’infiammazione mediata dai mastociti. Lo dimostrano le più recenti indagini di eziopatogenesi che, accanto alle alterazioni di barriera, alla disregolazione del sistema immunitario intestinale (il noto GALT, gut-associated lymphoid tissue) ed alla conseguente perdita di tolleranza ad antigeni ambientali, annoverano anche l’iper-attivazione dei mastociti enterici, e la conseguente esagerata degranulazione di fattori coinvolti nei sintomi funzionali (diarrea) di flogosi intestinale.
Sono questi i presupposti da cui è partita l’idea del noto gastroenterologo Graziano Pengo di impiegare la PEA nel gatto con diagnosi endoscopica di IBD, stante la dimostrata capacità del capostipite delle aliamidi di normalizzare la degranulazione mastocitaria, anche a livello gastro-enterico.
Nella sessione di Gastroenterologia, Pengo ha illustrato una casistica preliminare di 5 diverse forme istopatologiche di IBD del gatto, rivelatesi refrattarie al controllo dietetico e/o alle classiche terapie antinfiammatorie ed immunosoppressive.
Già dopo sette giorni, la somministrazione orale di PEA al dosaggio di 25 mg/kg ha normalizzato sia la frequenza che la consistenza delle feci, mantenendo tale effetto anche dopo 30 giorni dall’inizio del trattamento.
Risultati molto incoraggianti, ha sottolineato Pengo, che ipotizzano un possibile impiego della molecola nelle condizioni infiammatorie croniche intestinali del gatto, e che fanno da apripista a studi clinici di più ampio respiro e di maggior standardizzazione delle diverse forme istopatologiche di IBD da trattare con PEA.