NGF nel liquido sinoviale di cane
Sono passati più di sessant’anni da quando Rita Levi-Montalcini isolò per la prima volta l’NGF, dimostrandone le funzioni trofiche per le cellule del sistema nervoso sia sensoriale che simpatico. Da allora, il filone di ricerca intorno a questa neurotrofina non si è mai inaridito, tant’è che oggi l’NGF è considerato il fattore centrale delle risposte integrate neuro-immuno-infiammatorie, oltre che mediatore chiave nei meccanismi del dolore, sia acuto che cronico.
Il coinvolgimento dell’NGF nella fisiopatologia di molte malattie articolari su base infiammatoria, come nei fenomeni di sensitizzazione nervosa a livello delle articolazioni, è ben documentato in medicina umana. Non si può dire lo sia altrettanto nel cane.
Quelli ottenuti dai clinici veterinari dell’Università di Padova su 50 cani, sia sani che affetti da artrosi secondaria a svariati disordini muscolo-scheletrici (es. displasia, rottura del crociato), sono i primi dati che testimoniano la presenza di NGF nel liquido sinoviale del piccolo animale.
Non solo, ma la metodica immunoenzimatica messa a punto dal gruppo di ricerca ha consentito di dimostrare come le concentrazioni sinoviali di NGF siano sensibilmente più elevate nei cani affetti da zoppia cronica (> 1 mese) rispetto a quelle riscontrate nei soggetti sani o con zoppia definita acuta, in quanto comparsa solo sette giorni prima dell’inclusione nello studio.
Una possibile spiegazione? I diversi meccanismi coinvolti nel dolore da artrosi, dove la cronicizzazione si accompagna ad una iper-produzione di NGF da parte di cellule residenti (es. mastociti) e ad un diretto coinvolgimento di questo importante neuromediatore nelle componenti, sia infiammatorie che neuropatiche, delle algie articolari.