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Ferite difficili: esperti a confronto per deciderne le sorti

Definitivamente tramontata la concezione della “ferita che si cura da sé”, oggi organismi specifici come la Veterinary Wound Healing Association (VWHA) si preoccupano di organizzare incontri di aggiornamento scientifico per discutere lo stato dell’arte in tema di trattamento delle ferite.
Ferite difficili: esperti a confronto per deciderne le sorti

È quanto è successo entro le austere mura della Facoltà di Medicina Veterinaria di Hannover che, a maggio di quest’anno, ha ospitato il 5° meeting annuale della VWHA (maggiori dettagli sull’Associazione al sito http://www.cf.ac.uk/phrmy/VWHA ). Esperti di tutto il mondo si sono ritrovati per dibattere argomenti complessi come la ricostruzione chirurgica delle ferite mediante innesti cutanei ed il trattamento delle cosiddette “ferite difficili”, ferite, cioè, diverse per morfologia e causalità, ma accomunate da complicanze infettivo/infiammatorie che ne compromettono la riparazione e ne provocano l’esito, funzionalmente invalidante e/o esteticamente inaccettabile.
Anche l’Italia ha dato il proprio contributo attivo alla discussione con la presentazione di sei casi clinici di ferite cutanee complicate nel cane e nel gatto, che hanno giovato del TBT (Topical Basic Treatment): particolare trattamento topico basato sulla combinazione di un gel ad attività riepitelizzante, un dressing interattivo e un bendaggio aderente flessibile. I risultati? Completa risoluzione delle complicanze iniziali, tempistica riparativa sovrapponibile a quelli di ferite non complicate, soddisfacenti esiti funzionali ed estetici. Tutti ingredienti per inquadrare il TBT come approccio molto promettente, che a buon diritto può collocarsi all’interno di quei protocolli integrati di trattamento delle ferite, noti nei Paesi anglosassoni come advanced wound care.