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Più grave l’artrosi spontanea

Un nutrito gruppo di biochimici, istopatologici e chirurghi ortopedici americani pubblica i risultati di uno studio che definisce, nel cane, le differenze nella perdita di proteoglicani tra artrosi indotta sperimentale ed artrosi spontanea. Non c’è alcun dubbio: è la forma spontanea ad essere maggiormente penalizzata a livello biochimico, con il drastico dimezzamento delle macromolecole – proteoglicani appunto - che costituiscono la trama stessa della cartilagine articolare.
Più grave l’artrosi spontanea

C’è voluto l’impegno combinato di ben nove ricercatori di diverse Università americane per dimostrare quello che finora apparteneva solo al terreno dell’intuizione: l’artrosi che insorge spontaneamente ha ripercussioni più pesanti sulla matrice cartilaginea di quella provocata per via sperimentale (nel caso specifico, tramite dieresi del legamento crociato anteriore).“Abbiamo confrontato – spiegano i ricercatori nell’articolo pubblicato di recente su The Journal of Orthopaedic Research – il contenuto in aggrecani [NdR: proteoglicani aggregati] delle cartilagini di sette cani con artrosi indotta sperimentalmente e di undici cani, affetti da artrosi spontanea, correlata rispettivamente ad usura età-dipendente (6 beagles di 10-12 anni) o a predisposizione di razza (5 Labrador Retriever geneticamente predisposti a displasia dell’anca e a concomitante artrosi).”I risultati non lasciano alcun dubbio. “ Il contenuto in aggrecani – scrivono gli Autori nella discussione – è diminuito del 50% nell’artrosi spontanea, a fronte di un 26% di aumento di proteoglicani nei campioni di cartilagine dei soggetti con degenerazione sperimentale.” Così spiegano il dato gli stessi ricercatori: “ L’artrosi da scontinuazione del legamento crociato sembra simulare una forma precoce, ipertrofica di artrosi, anche a due anni di distanza dall’evento operatorio. È come se questo tempo non consentisse lo sviluppo di una malattia con una gravità sovrapponibile a quella che si riscontra nell’artrosi sviluppatasi spontaneamente…” “Nell’artrosi sperimentale – affermano nelle conclusioni i ricercatori – si nota, anche a lungo termine, un trend riparativo più evidente di quello che caratterizza l’artrosi spontanea.” Il fatto non stupisce: a differenza delle condizioni sperimentali, “in natura” la capacità riparativa di un’articolazione è decisamente compromessa dal convergere di più fattori a potenzialità artritogena, tra cui sicuramente spiccano l’usura da invecchiamento e la predisposizione di certe razze a sviluppare artropatie (es. displasie), universalmente riconosciute causa primaria di artrosi.