Facebook Linkedin Instagram
A member of the Swedencare family
Swedencare

Cartilagine: proteoglicani ai raggi X

Il nome – EPIC-microCT (Equilibrium Partitioning of an Ionic Contrast Agent-microCT) – è complicato e, ancor di più, lo è questa sofisticata tecnica di microtomografia computerizzata tridimensionale (microCT) che, grazie alla combinazione con un agente di contrasto che assorbe i raggi X, permette oggi di visualizzare contenuto e distribuzione dei proteoglicani della matrice cartilaginea. Informazioni essenziali per arrivare non solo a diagnosi tempestiva di artrosi, ma anche per monitorarne la progressione ed instaurare un trattamento adeguato in fase assai precoce.
Cartilagine: proteoglicani ai raggi X

La tecnica è stata di recente messa a punto dal “Georgia Institute of Technology” di Atlanta (USA) su cartilagini di bovini e conigli e si configura come una vera e propria rivoluzione nel settore della diagnostica per immagini dell’artrosi. “Combinando la microCT – scrivono i ricercatori sul numero di dicembre 2006 della prestigiosa rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) – con un agente di contrasto a carica negativa che assorbe i raggi X, siamo riusciti a visualizzare i proteoglicani, molecole cruciali per la struttura ed il buon funzionamento della cartilagine articolare.”
“Rivelare il contenuto e la distribuzione di queste importanti molecole di matrice – si legge ancora – fornisce indicazioni essenziali sullo stato (spessore e composizione) della cartilagine, sia sana che affetta da processi patologici, artrosi in primis.”
Una tecnica, dunque, non invasiva e ad alta risoluzione, carica di straordinarie potenzialtà nella diagnosi e nella cura delle degenerazioni articolari. “EPIC-microCT – scrivono i ricercatori – potrà, infatti, individuare le alterazioni delle macromolecole di matrice fin dal loro esordio, consentendo, pertanto, di diagnosticare l’artrosi in fase precoce…Una fase in cui maggiori sono le probabilità di arrestarne l’ulteriore decorso, ottimizzare le potenzialità riparative ed ottenere i migliori risultati da opportune terapie conservative.”
“D’altro canto – spiega il gruppo di ricerca – questa tecnica potrà essere validamente utilizzata anche per testare gli effetti di sostanze anti-artrosiche.” Quelle ad azione “disease-modifying”, ad esempio, il cui target terapeutico è proprio quello di ripristinare il complicato network dei proteoglicani di matrice, con un’attività anti-artrosica tanto più efficace, quanto più precocemente avviata.