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Displasia dell’anca: una questione di proporzioni

Il rapporto tra lunghezza del corpo ed altezza al garrese sarebbe determinante per la comparsa nel cane della displasia dell’anca. Lo afferma “The Veterinary Journal”.
Displasia dell’anca: una questione di proporzioni

Prima di tutto la genetica, ma anche fattori aggiuntivi come il peso, il consumo di cibo, l’attività fisica, perfino gli ormoni che un cucciolo riceve dalla madre durante l’allattamento. Sono queste le cause e concause più conosciute di displasia dell’anca nel cane: la più diffusa malattia ortopedica non traumatica, che, durante lo sviluppo, colpisce più di 150 razze canine, specie di media e grossa taglia. E sono questi i parametri, genetici in primis, che solitamente vengono considerati sia per operare la scelta riproduttori e, dunque, limitare la trasmissione della malattia alla progenie, sia per limitare l’incidenza dei fattori di rischio sull’animale potenzialmente displasico.
Oggi, due ortopedici australiani attirano l’attenzione sul ruolo che avrebbe il rapporto tra lunghezza del corpo ed altezza al garrese sulla comparsa della displasia dell’anca.
Sulla scorta dei dati morfologici presenti nelle principali banche dati americane, inglesi ed australiane relativamente ai “Best-of-Breed” appartenenti a 30 razze a rischio displasico, Roberts e McGreevy hanno dimostrato che quanto più è elevato il rapporto tra lunghezza ed altezza del cane tanto maggiore è la percentuale rilevata di displasia. Viceversa, un valore basso di tale rapporto è associato ad una bassa percentuale di displasia dell’anca. Il che significa che preferire una conformazione di standard di razza, che favorisca una lunghezza esagerata rispetto all’altezza, può generare serie conseguenze, in termini di selezione di cani che, in virtù del loro fenotipo, sono maggiormente predisposti alla displasia e, dunque, in grado di trasmetterla alla progenie.