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Il dolore modifica il comportamento

Il dolore cronico, specie nel gatto, si manifesta attraverso una serie di segnali comportamentali che, a volte, possono anche anticipare la percezione della sofferenza stessa.
Il dolore modifica il comportamento

La nota comportamentalista inglese Sarah Heath ha colto l’occasione dell’annuale “Conferenza Veterinaria dell’Europa del Sud” (Southern European Veterinary Conference, SEVC) per fare il punto su quanto si sa dell’intimo legame che unisce il dolore alle modifiche del comportamento animale.
Infatti, non sono solo le aperte manifestazioni di aggressività a rappresentare un indice inequivocabile di dolore. Esiste una vera e propria “strategia” comportamentale scatenata dalla sofferenza, tant’è che le stesse vie nervose del dolore vengono modificate dalla percezione cognitiva piuttosto che dalla sola aspettativa “mentale” di situazioni sgradevoli e dolorose.
Un legame, dunque, assai intimo che in situazioni cliniche specifiche, come ad esempio il dolore cronico da artrosi, può essere sfruttato anche a fini diagnostico-terapeutici.
In particolare il gatto, creatura stoica per definizione, ha fatto del mascherare il suo dolore una regola di vita o, meglio, di vera e propria sopravvivenza. Anche con articolazioni dolenti per una grave artrosi, è difficile vedere il gatto che zoppica o si lamenta apertamente. Più facile notare una modifica del suo stile di vita: si muove, salta e si pulisce di meno, passa più tempo a riposare, si fa “maneggiare” con più riluttanza, perde la naturale propensione all’autopulizia. Adotta insomma una strategia comportamentale passiva di fronte ad una situazione di disagio e menomazione.
Tutta questa serie di deviazioni dal comportamento abituale ha nella pratica clinica una notevole importanza. Oltre a dare precise indicazioni di come adattare l’ambiente di vita dell’animale in base al “nuovo” comportamento assunto in presenza del dolore, tali modifiche rappresentano infatti una buona occasione per affinare e velocizzare il percorso diagnostico. A partire innanzitutto dal sensibilizzare il proprietario sull’importanza di riferire prontamente quei cambiamenti dello stile di vita del proprio animale, indicativi non tanto di una “sana” pigrizia, quanto piuttosto di uno stato doloroso sopportato con caparbietà e rassegnazione. Con il risultato di ottenere non solo diagnosi più precoci, ma soprattutto terapie analgesiche più tempestive ed efficaci. In fin dei conti, anche per gli animali, come per noi, combattere il dolore non è una scelta: è una necessità.