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Swedencare

Invecchiare non è per buoni a nulla

Migliorare la terza età è il risultato dello sforzo congiunto tra Ricerca e Clinica, in Medicina sia umana che veterinaria. Lo spiega un editoriale di “Journal of Feline Medicine and Surgery”.
Invecchiare non è per buoni a nulla

Parafrasando il detto inglese “Growing old is not for wimps” [Invecchiare non è per buoni a nulla], due studiosi di Neuroscienze e Comportamento animale puntano il dito sull’inizio di una “nuova era” nel campo della ricerca applicata alle malattie neurodegenerative età-dipendenti, facendo addirittura un parallelismo con gli sforzi, anche economici, che negli anni Sessanta si concentrarono nella lotta contro il cancro.
Il tutto parte dalla raggiunta consapevolezza che, sia per noi che per i nostri cani e gatti, vivere una vecchiaia “di successo” è incondizionatamente legato all’aumento delle conoscenze, clinico-patogenetiche e terapeutiche, di quelle disfunzioni mnemoniche e cognitive che possono pesantemente compromettere la qualità di vita della terza età.
La strada vincente, dicono i due Gunn-Moore, è quella della “Biologia comparata”: un settore di frontiera che ha il grande vantaggio di sfruttare le naturali similitudini esistenti tra l’uomo ed i suoi amici a quattrozampe, per trarne innovativi avanzamenti terapeutici, utili a tutti.
Un classico esempio è la sindrome della disfunzione cognitiva (CDS, cognitive dysfunction syndrome). Simile all’Alzheimer dell’uomo, oggi sappiamo che la CDS di cani e gatti condivide con la controparte umana moltissime caratteristiche neurodegenerative, sia di tipo strutturale (es. deposizione di amiloide) che metabolico (es. stress ossidativo). Ed è su questo doppio binario che deve intensificarsi l’impegno congiunto di ricercatori, clinici medici e chirurghi veterinari, con il fine di travasare le conoscenze reciproche raggiunte in una specie piuttosto che in un’altra.
Ma questo è anche l’unico modo per far sì che, quando saremo anziani tanto noi quanto i nostri animali, potremo smentire il detto che “ci si accorge di essere diventati vecchi quando ogni nuova sensazione è un sintomo.”