Alito cattivo? La questione non è … estetica
L’odore sgradevole che spesso emana dalla bocca di cani e gatti è un chiaro segno di cattiva salute del cavo orale e contrastarlo non è una perversione di proprietari fissati con l’estetica o la cosmetica del proprio animale, quanto piuttosto un metodo per tutelare la sua salute. Di alito cattivo (alitosi in linguaggio medico) soffre il 50% della popolazione mondiale, e praticamente un italiano su due ne è afflitto. Per questo problema, noi “uomini” scomodiamo non solo il nostro dentista, ma ci rivolgiamo di frequente anche allo psicologo, tanto il problema può compromettere le nostre relazioni sociali. L’atteggiamento è ben diverso quando ad essere sgradevole non è il nostro alito, bensì quello del cane o del gatto con cui abitiamo. Molti di noi cominciano a provare fastidio nel condividere la stanza o l’abitacolo dell’auto con un “essere” così maleodorante e, di conseguenza, decidono di ridurre la vicinanza fisica con la bestiola. I meno schizzinosi sopportano stoicamente questo disagio, considerando l’alito cattivo come una ineluttabile prerogativa dell’”animalità” del nostro quattrozampe. Al contrario, sono pochissimi i proprietari disposti a portarlo dal “dentista”, o, addirittura, a cominciare ad usare quotidianamente lo spazzolino da denti. Pazzia di una minoranza di proprietari “deviati”? Umanizzazione assurda, che fa decisamente a pugni con un profilo etologico specie-specifico? La realtà, quella medico-sanitaria e, più in generale, scientifica, è ben diversa. Ed è una realtà che, proprio grazie ai notevoli avanzamenti nello specifico settore dell’Odontoiatria Veterinaria, ha dimostrato che anche per il cane ed il gatto di casa, l’alito cattivo è un chiaro segno di problemi, molto frequenti e, a volte, gravi, legati a denti e/o gengive. Un vero e proprio “campanello d’allarme” che qualsiasi proprietario, attento alla salute ed al benessere del proprio animale compagno di vita, è chiamato a non sottovalutare. Specie se persistente, l’odore cattivo e sgradevole che emana dal cavo orale del nostro quattrozampe è, infatti, nella migliore delle ipotesi, la spia di una cattiva igiene orale. Insomma, una sorta di “cartina al tornasole”, indice di una crescita incontrollata dei batteri che costituiscono la ben nota placca dentale. E’ noto infatti che questi microrganismi, che normalmente vivono nella bocca dei nostri animali (ma anche nella nostra), sono in grado di produrre particolari composti a base di zolfo (i composti volatili solforati), da cui dipende quell’odore di uova marce e pesce, che caratterizza l’alito cattivo. Con il tempo, la situazione è destinata solo a peggiorare. Quando prodotti in quantità eccessiva, tali composti volatili possono, infatti, trasformarsi da conseguenza di una cattiva igiene orale ad elemento di avvio e progressione dello stato infiammatorio cronico delle gengive (gengivite) e dei tessuti di sostegno del dente (parodontite). Da qui alla perdita dei denti, il passo è breve! Senza contare il fatto che, attraverso il sangue, i batteri della placca dentale possono diffondere ad organi vitali come cuore, reni e fegato, con conseguenze anche molto gravi per la salute del nostro fedele amico.
Riportando l’alitosi alla sua vera dimensione di problematica medico-sanitaria (e non certo di “vezzo” estetico o di fatua e superficiale esigenza cosmetica), anche i rimedi per l’alito cattivo del cane e del gatto finiscono per non avere nulla a che spartire con gadget ed accessori di lusso per cani e gatti. Occuparsi in maniera attenta della salute del cavo orale del proprio animale è, al contrario, un dovere di tutti i proprietari responsabili, un atto che può migliorare di molto la qualità, ma anche la durata, della vita del nostro animale da compagnia. L’alito cattivo, lo ripeto, è indicatore sicuro di una cattiva salute del cavo orale, sia del cane che del gatto e, in quanto tale, va considerato come un’occasione preziosa per sottoporre il proprio amico ad un’accurata visita odontoiatrica. Il nostro veterinario di fiducia saprà istruirci su cosa fare per garantire al nostro quattrozampe una bocca sempre sana. Oggi come oggi, gli strumenti di prevenzione orale in mano al veterinario e, in ugual misura, al proprietario, sono molti e ben documentati. Visite periodiche del cavo orale, durante le quali il veterinario potrà decidere di effettuare una “pulizia dei denti” per rimuovere placca e tartaro, e stabilire la periodicità dei successivi controlli. Cure domiciliari costanti, basate sulla spazzolatura quotidiana dei denti. Alimenti specifici in grado di esercitare un’azione di rimozione meccanica della placca e/o giochi e leccornie che stimolino la corretta masticazione. Inoltre, un recente studio scientifico americano ha dimostrato che l’integrazione costante della dieta con una specifica alga bruna dell’Oceano Atlantico (Ascophyllum nodosum), è in grado di limitare la moltiplicazione e l’adesione ai denti della placca batterica, diminuendo così la produzione dei composti volatili solforati, responsabili dell’alitosi. I risultati saranno a breve presentati in Italia, in occasione di un convegno della SIODOV (Società Italiana di Odontoiatria Veterinaria), nell’ambito del congresso nazionale dei Medici Veterinari per cani e gatti, che si terrà a Rimini il prossimo maggio. In ultima analisi, è importante sottolineare che l’igiene orale dei nostri quattrozampe non può in alcun modo venire intesa come un “vezzo” cosmetico, un capriccio di proprietari “alla moda” o fanatici dell’estetica, ma rappresenta un problema medico su cui collaborare con il proprio veterinario. In altre parole, anche per il nostro amico a quattrozampe, l’alito gradevole e l’igiene della bocca non devono essere considerati un lusso, quanto piuttosto un diritto alla salute, a garanzia del benessere e della qualità della sua vita.
D.ssa Dea Bonello Presidente SIODOV (Società Italiana di Odondoiatria Veterinaria)