Aperta una “finestra di intervento” sulla condrodegenerazione artrosica
Se negli espianti di cartilagine non sottoposti ad alcun carico la mortalità cellulare è minima (meno dell’1%), in quelli soggetti ad un carico sperimentale la mortalità cresce esponenzialmente, salendo dal 25-34% un’ora dopo lo stimolo meccanico, al 42-66% nelle 24 ore successive.
Incredibilmente, questa “crescita mortale” non riguarda i condrociti degli strati superficiali (la cui percentuale di mortalità rimane pressoché invariata nel tempo), bensì dipende dal progressivo coinvolgimento esiziale degli strati più profondi della cartilagine.
La morte dei condrociti per cause di natura meccanica (es. carico anomalo) non tende, cioè, ad espandersi a macchia d’olio, quanto piuttosto a penetrare sempre più all’interno della cartilagine, come una ferita progressivamente più profonda.
Se a prima vista questa può sembrare una notizia sconfortante, essa, in realtà, fornisce un’indicazione cruciale, in rapporto alle potenzialità terapeutiche adottabili per l’artrosi.
Il dato, infatti, suggerisce l’esistenza di una “finestra di intervento”, cioè di una sorta di “golden time”, che – a detta degli stessi ricercatori che hanno condotto gli esperimenti – rappresenta la discriminante per il successo terapeutico. Più tempestiva è la messa in atto del protocollo anti-artrosico, maggiori, cioè, sono le probabilità di limitare l’espandersi del danno cartilagineo e, dunque, di ottenere un successo terapeutico.
Ewers B. et al., 2001, Condrocyte viability decreases over 24 hours post-impact in a mechanically traumatized cartilage explant, Proceedings of the 47th Annual Meeting, Orthopaedic Research Society, February 25-28, San Francisco, California, USA.